Regia di Carl Theodor Dreyer vedi scheda film
"Pagine dal libro di Satana"
diretto nel 1920 da Carl Theodor Dreyer,
è devo dire che è un capolavoro.
La storia tratta sull'eterna lotta
tra il bene o il male,o meglio tra
Dio e Satana,ed è incentrato in quattro
episodi dove quest'ultimo si è materializzato
in diverse epoche nei panni di un personaggio
di rilievo,causando disastri continui.
Gli episodi sono collocati in diverse epoche storiche,
tra cui,quando Giuda tradisce Gesù,un monaco che tortura
una presunta strega,un servo che denuncia i suoi padroni
ai giacobini,e l'ultimo del 1918 dove c'è lo scontro
tra Ivan "il rosso" e i "bianchi",ma questo
non andrà secondo i piani di Satana.
La pellicola del maestro Dreyer,ha influenze
dell'altro capolavoro del suo collega
griffith:"Intolerance",ma naturalmente
con un suo stile ben delineato,e con un
linguaggio narrativo spietato,ma anche
moderno per l'epoca,racconta con una forza
ineguagliabile queste storie con delle
immagini che parlano da sole e cercano
esplorare l'abisso dell'animo umano,
che cade nella tentazione e nella
perdizione.
Siamo all'epoca del muto,e con un
impressionismo dei volti scavati
e carichi di dramma dei personaggi,
e grazie al favoloso adattamento e alle splendide
scenografie realizzate dallo stesso
regista,alla fotografia suggestiva
di George Schnéevoigt,rendono il tutto
memorabile e scorrevole nonostante
la durata di 137 minuti.
Poi ti fa anche riflettere,perché secondo la teoria
della novella di Marie Corelli,dov'è stato
preso il soggetto,il male si incarna in un
personaggio che costruisce il male;e se si pensa
dal 1920 ad oggi sono stati molti a farci pensare,
che una persona pubblica incarnava il male assoluto,
che ha combinato solo disastri anche nelle Nazioni.
In conclusione,il maestro Dreyer realizza un prodotto
splendido e straordinario a livello figurativo,
perché le sue immagini e le sue inquadrature
sono pittoriche e somigliano quadri e non rinuncia
alle tematiche fondamentali del suo cinema
che verrà successivamente cioè:
L'Inquisizione e la stregoneria,la fede e la sofferenza,
ma quello che spicca molto e la rappresentazione
dell'ambiguità del male e del bene che riesce
con grandi attori,ma soprattutto Helge Nissen,
che è strepitoso con quegli occhi allucinati,
di rappresentare il volto di Satana con delle
delle grandi capacità espressive e con diverse
sfaccettature.
Insomma,per tagliare corto,questo capolavoro
non è inferiore al griffithiano "Intolerance",
anche se l'idea di fondo è la stessa.
Il mio voto: 9.
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