Regia di Romolo Guerrieri vedi scheda film
Uno degli ultimi esemplari di commedia sexy all'italiana già contaminato, per interpreti, recitazioni e sceneggiatura, dal morbo devastante della TV commerciale.
Ruby (Lory Del Santo) è una ragazza molto attraente e femminile, ma è stata addestrata dal padre (Gianfranco D'Angelo) a svolgere un mestiere da culturista: lavora per l'agenzia Securitas come guardia del corpo. Mentre il padre cerca di trovarle un pretendente di pari livello, Ruby si imbatte nell'imbranato -e dal fisico asciutto- Adelmo (Tullio Solenghi), abile disegnatore e fotografo di nudo. Il Preside di un istituto scolastico (Giorgio Bracardi) si rivolge alla Securitas per cogliere in flagrante Pollastrini (sempre Giorgio Bracardi), un professore che ha, in difetto morale per l'istituto scolastico, la passione per (tutte) le donne. Durante questa missione, nel rispetto del detto "l'amore è cieco", tra l'artista e la gorilla si forma una grossa simpatia destinata a varcare l'amicizia per finire in gelosia: preludio all'amore vero e proprio.
Nel 1982, anno di realizzazione di questa commedia erotica, già da tempo le produzioni di film di "genere", in Italia erano in sofferenza. Le cause del declino verso il quale la macchina cinematografica si stava avviando sono di vario tipo, ma la più significativa è da individuare nelle televisioni. Non solo perché i film sarebbero poi stati destinati (vero obiettivo) a passaggi televisivi, ma per le ingerenze produttive e per un sistema che avrebbe stravolto il metodo di lavorazione nonché la scelta dei protagonisti.
La gorilla, pur essendo lavoro diretto con professionalità da un nome (Romolo Girolami) che ha attraversato, assieme a fratello -Marino Girolami- e nipote -Enzo G. Castellari- buona fetta di storia del cinema nostrano, rappresenta un momento di transizione, una via intermedia tra cinema in senso stretto e blando prodotto di consumo, da gettare in pasto agli spot dei canali "liberi" in via di predominio (e condizionamento) del comune gusto popolare.
Premessa lunga, ma indispensabile per meglio cercare di definire (e comprendere) un film come questo. Che è ancora un film, anche se già presenta un taglio da fiction o show (in format pre-Bagaglino) destinato ad un pubblico "da Sabato sera".
I protagonisti, infatti, già derivano (quasi) tutti dall'ambiente televisivo (Solenghi, Del Santo, Bracardi, D'Angelo) e il taglio narrativo assomiglia di più ad un insieme di barzallette, che non ad una sceneggiatura.
Intendiamoci, un prodotto così mira a far trascorrere 90 minuti all'insegna del divertimento. E questo risultato lo raggiunge: merito di Bracardi (anche se entra in scena dopo un'ora, ma almeno ricopre un doppio ruolo) che qui si improvvisa anche compositore e cantante (esilarante il brano suonato al piano "Cacamucazz amore mio"); e merito di una regia ancora cinematografica e (per il genere) anche abbastanza spinta sul versante erotico (non si dimenticano le scene iniziali che puntano al lato b della Del Santo, né i bei full frontal di Cristina Manusardi, la vicina di casa francese, nonché modella di nudo, a disposizione di Solenghi, ripresa spesso con dettaglio di capezzoli turgidi e ben in vista).
Però i pregi finiscono qua, perché costumi, dialoghi, scenografie sono addirittura al di sotto delle recitazioni che, definire imbarazzanti, è cosa clemente.
D'Angelo, Solenghi, Del Santo, Bracardi: tutti validi e simpaticissimi caratteristi televisivi, adatti per sketch di 10/15 minuti in stile (passato) La sberla o (imminente) Drive In... ma attori -per non dire di Mireno Scali, sosia di Benigni finito accidentalmente come comparsa in diverse commedie italiane dell'epoca- proprio, non li si può definire.
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