Regia di Kira Muratova vedi scheda film
La realtà è un insieme di dissonanze impenetrabili. Ogni individuo è un accordo privo di armonia in quell’affollamento di suoni contrastanti che è la società: chiudersi nel proprio mondo, anziché cercare di porsi in sintonia col prossimo, significa inselvatichirsi, sviluppare una propria lingua, adatta solo ad esprimere pensieri impossibili da condividere. Il rifiuto di rapportarsi con gli altri è tutt’uno con il non voler vedere, ascoltare, sapere, interessarsi ai problemi e cercare di risolverli. È la pigrizia applicata all’egocentrismo, che si limita a coltivare l’ego, abbandonandosi, semplicemente, alle proprie irragionevoli pulsioni. Queste sono elette a criteri di giudizio e a principi di condotta, ossia a schemi destinati a creare attrito con l’ambiente circostante. Ciò che spinge a muoversi e ad agire non è il desiderio di incontrare il nuovo e misurarsi con ciò che è sconosciuto, bensì solo l’ottusa determinazione a soddisfare i propri bisogni, materiali, ideali o sentimentali. In “Sindrome astenica” la tristezza è il senso di vuoto che proviene dalla solitudine morale, dalla tragica certezza di essere unici, incompresi ed immodificabili all’interno di un universo che appare confuso e ostile.
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