Regia di Takashi Shimizu vedi scheda film
Ho l'impressione che ci sia rimasto ben poco da inventare nel campo del cinema horror. E' una conclusione che viene spontanea dopo la visione di "The Grudge" di Shimizu, che saccheggia spudoratamente la storia del genere: chiunque può buttare lì titoli a caso, che tanto non sono sbagliati; a me sono venuti in mente "Profondo rosso" e tutta la filmografia argentiana, "Shining", "Suspense", "Amityville Horror", "La casa", ma c'è perfino il ricorso allo stereotipo ultra abusato del gatto nero che risale quanto meno a Edgar Allan Poe, per non parlare di altri luoghi comuni come corridoi vuoti di grandi strutture, scale e ascensori, la città deserta (Tokyo: ma figuriamoci!). Insomma, un post horror di questo genere, di produzione incongruamente nippoamericana, sembra fatto apposta per sancire definitivamente la morte del cinema del terrore come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi e per metterci sopra una bella pietra tombale. Un cast di inespressive mezze calzette completa degnamente l'opera di un regista preciso come un orologiaio svizzero nel confezionare il niente assoluto.
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