Regia di Takashi Shimizu vedi scheda film
Non ci siamo. E'un horror consolatorio, che cerca di accomodare ogni cosa. Nulla di inquietante. Il film ruota intorno ad un unico senso (senso?), quello di farti saltare sulla poltrona. I personaggi non li senti, e le varie situazioni sulle quali ipoteticamente ci si poteva costruire qualcosa di efficace, ti vengono buttate lì grossolanamente, con parecchie ingenuità nate in fase di sceneggiatura, e si vede. Lo spirito che chiama la vittima per sapere il numero dell'appartamento; il fidanzato di una inutlie Sarah Michelle Gellar che la chiama a casa per dirle che è andato a prenderla nella casa "maledetta"; il "finale-aperto-per-il-sequel" che viene incollato dopo il primo finale e che non vuol dire nulla, oltre che assere prevedibilissimo; sono tutte piccole cose che evidenziano non solo l'inefficacia estetica e puramente cinematografica del film, ma smaschera anche la linearità che sta prendendo molto horror: quella di creare un prodotto solamente fine a se stesso senza preoccuparsi della nobile funzione che il genere ha sempre avuto. Mi spiace per Sam Raimi produttore, che avrebbe dovuto osare di più e fregarsene delle coindizioni del mercato. Credo che un Mario Bava, o anche un David Lynch, con la stessa storia tra le mani, avrebbero creato un capolavoro. Perchè? Perchè se ne sarebbero fregati dello spettatore. L'Horror, dopotutto, è Ribelione. Nasce come sovversione. Qui, in "The Grudge", tutto è ufficiale e allineato alle convenzioni del mercato. Peccato.
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