Regia di Woody Allen vedi scheda film
Ecco di nuovo il Woody Allen che conosciamo: sceneggiatura elaborata e puntuale, ritmo incalzante, attori in parte e una bella storia che ora ci fa riflettere, ora ci diverte con battute al vetriolo.
Era dai tempi di “Manhattan murder mystery” che il regista newyorkese non ci proponeva un soggetto così fresco e frizzante (contribuiscono a esaltarlo le interpretazioni dei giovani e poco noti attori), una pellicola secca, senza tempi morti, essenziale e sintetica; un fiume in piena di battute perfettamente inserite nelle due vicende narrate, tra loro inevitabilmente complementari e a volte “fintamente” sovrapposte (dialoghi e oggetti dell’una si ritrovano pure nell’altra).
E ritorna pure, dopo circa 15 anni, il tema della magia, seppure accennato: in “Ombre e nebbia” e “Alice” era molto evidente, qui Allen si limita a una lampada di Aladino foriera, ahinoi, di alterne fortune.
P.S. Cerco acquirenti di azioni della società Prozac; scrivere un’email per i dettagli.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta