Regia di Joel Schumacher vedi scheda film
Una "creatura della notte" deforme, sola, mai amata o avvicinata con umanità da nessuno riesce a rimanere un "angelo della musica" per l'amata finché il suo desiderio umano di compagnia ed amore non lo rende sin troppo "di carne", riportando la sua vita-fatta solo di musica e del suo genio- ad una dimensione viva e reale, con la quale però non ha il potere e la capacità di confrontarsi, e che quindi lo conduce ad una reazione di cieca follia e gelosia. Il romantico personaggio di Erik, già portato sullo schermo in passato con risultati fin troppo banali(ad eccezione del primo con Chaney, e della stupenda versione televisiva con Charles Dance e Burt Lancaster), qui ritrova il suo senso originale, e il suo pathos drammatico,producendo non una figura stereotipata di mostro, quanto un credibile essere distrutto dall'impossibilità di vivere, che fa delle proprie fantasie(grandiose e teatrali come quelle di un bambino solo) e della propria musica uno scudo contro ad un mondo in cui non ha posto, del quale desidera la concretezza della carne e dell'emozione, che però non può altro che sfiorare attraverso l'arte ed il sogno(anche se un sogno notturno e ctonio).
Il finale sacrificio(reale) dell'amata è l'unico istante in cui la mente appassionata e geniale di Erik riesce a sfiorare con mano ciò che brama, ed è anche l'istante in cui il fantasma ritrova la propria umanità, e per questo svanisce...
In qualche modo, c'è anche un parallelo discorso che riguarda l'arte, con tutti i desideri che in essa si riescono a sognare, senza per questo essere capaci di raggiungerli nel mondo concreto.
Il vero problema del film, a tutti gli effetti, risiede in una regia poco convinta che non inventa nulla, e che non riesce ad instillare la sufficiente passione per commuovere. Rimangono così una bella confezione, una musica trascinante(anche se non sempre), e dei bei volti: Emmy Rossum è incantevole, e Patrick Wilson(davvero bravo, perchè sempre irriconoscibile)-anche se in un ruolo ovvio, sa farsi valere. Butler si muove in modo convincente, sebbene non possieda appieno la grinta e "lo sguardo che contiene tutto il dolore del mondo" citato da Christine.
Peccato, le premesse erano quelle di un grande film.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta