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Tuta blu

Regia di Paul Schrader vedi scheda film

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La recensione su Tuta blu

di maso
8 stelle

L'esordio nel grande cinema di Paul Schrader è un film rabbioso sulla dura vita degli operai nella mastodontica fabbrica della Ford situata nella pericolosa Detroit nel Mitchigan; la stringata sceneggiatura scritta in coabitazione con il fratello Leonard venne filmata nell'arco di una quarantina di giorni di battaglia fra il regista ed i suoi attori.

La storia è focalizzata sui tre amici e colleghi Zake, Jerry e Smokey, due neri e uno bianco di origine polacca che stressati da pesanti turni in fabbrica e sempre a corto di soldi per arrivare a fine mese decidono di svaligiare la cassaforte del sindacato lavoratori dove invece di racimolare qualche dollaro extra vengono in possesso di un registro in cui sono annotati i traffici di denaro sporco e i conti fatti quadrare con la scolorina dallo stesso sindacato: decidono di trarne profitto ricattando l'unione lavoratori ma non fanno altro che incrinare la loro amicizia e mettere a repentaglio anche le proprie esistenze.

Schrader selezionò in maniera davvero singolare i suoi tre protagonisti in pratica promettendo ad ognuno di essere più in luce dell'altro all'interno della trama generando una tensione crescente fra loro: Richard Pryor era in auge per alcune commedie azzeccate e questo film rappresenta il suo primo e più importante ruolo drammatico nel grande cinema mentre Kotto e Keitel erano ormai attori affermati ed affidabili ma è evidente che nell'economia del film è proprio Pryor ad emergere sugli altri, morale della favola i tre non si sopportavano ed ogni volta che c'era da girare una scena tutti insieme l'atmosfera era quella da triello alla "Il buono, il brutto e il cattivo".

La scena del party ad esempio fu l'ultima ad essere filmata in ordine di tempo e non è da escludere che tutta la cocaina che si vede in scena fosse vera, al di la di questo è certo che sul set ne girava parecchia e che Richard Pryor era in quel periodo a ruota libera nel suo utilizzo, si narra di minacce e non di rado schiaffoni volati sul set e che ogni qual volta i tre attori erano seduti sul divano allo stop del regista saltavano in piedi e prendevano le dovute distanze per quanto non si sopportavano.

C'è da dire che questa tensione ha favorito le loro prove attoriali visto che l'amicizia fra i tre operai si deteriora con lo scorrere della storia e nonostante gli attriti le prestazioni di Keitel, Kotto e Pryor fanno funzionare il film che ha qualche momento di stanca proprio nelle parti di contorno non molto efficaci proprio per lo scarto di talento fra i protagonisti e i caratteristi.

La sceneggiatura funziona e il film scorre molto bene, Schrader si fa le ossa e magari non azzecca tutte le inquadrature ma non sbaglia  quelle importanti all'interno della fabbrica dove serpeggia fra l'aria pesante del metallo e il rumore fastidioso dei macchinari il malumore degli operai costretti alla loro imprescindibile tortura giornaliera che fa spesso esplodere la rabbia fra persone costrette a condividere uno spazio per pura esigenza economica e nessun legame emotivo.

La scena che più colpì gli spettatori è quella in cui uno dei personaggi chiave della storia viene come ucciso dalla stessa fabbrica nel reparto verniciatura: la sequenza è disturbante, agonica e claustrofobica e come detto dallo stesso Schrader è efficacissima a livello cinematografico ma al lato pratico non ha molto senso, non sembra possibile che si possa morire in quel modo e mentre il personaggio è avvolto dalla vernice lo spettatore gli urla col pensiero di sfondare il vetro per respirare ma tutto ciò avviene assurdamente troppo tardi.

Alla scena appena descritta preferisco di gran lunga quella della rapina organizzata dai tre protagonisti in cui si susseguono una serie di assurdità che evidenziano in maniera significativa una palese incapacità di porre in atto un'azione criminale più grande di loro: svaligiano una caassaforte dei quali sono loro stessi contribuenti, custodita nel loro posto di lavoro, corrono un rischio che non vale la candela visto che al suo interno ci saranno a malapena un paio di migliaia di dollari che non risolveranno certo i loro problemi e al momento che vengono sorpresi dal custode si mascherano con degli oggetti ridicoli come occhiali con gli occhi a molla e dei denti da orco che in pratica non nascondono le loro fisionomie.

Schrader misconobbe il film del quale non fu mai soddisfatto ma il pubblico invece lo apprezzò ed oggi è considerato uno dei lavori più influenti del regista tanto che fu grande fonte di ispirazione per Spike Lee.

 

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Schrader, Keitel, Kotto e Pryor

 

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