Regia di Paul Schrader vedi scheda film
Tre operai, vessati dai debiti e desiderosi di cambiare vita, una notte rapinano la sede del sindacato locale. Il bottino economico è magro, ma il terzetto trafuga anche un'agendina contenente informazioni riservatissime. La mano lunga del sindacato arriva presto su di loro.
“Mettono esperti contro pivelli, vecchi contro giovani, neri contro bianchi. Fanno di tutto per tenerci al nostro posto”; in questa fin troppo breve didascalia che rapida scorre sul frame finale del film è racchiusa la morale dell'intero lavoro. Tuta blu è l'esordio di Paul Schrader come regista; il Nostro aveva già licenziato alcuni copioni a dir poco interessanti, come quello di Yakuza (Sydney Pollack, 1974), quello di Complesso di colpa (Brian De Palma, 1976) e – soprattutto, ça va sans dire – quello di Taxi driver (Martin Scorsese, 1976), per il quale principalmente rimarrà sempre noto. Anche in questo caso Schrader firma la sceneggiatura, insieme al fratello Leonard; la pellicola è il cupo ritratto senza effetti speciali e senza alcuna pietà della preoccupante situazione contemporanea dell'universo operaio statunitense. Diritti calpestati, sfruttamento a oltranza, sindacalisti corrotti, infiltrazioni malavitose: ce n'è per tutti, e tutti ne escono sconfitti, anche le vittime. Eccellenti le scelte in fatto di casting: Richard Pryor, Harvey Keitel e Yaphet Kotto sono tre protagonisti indubbiamente efficaci e buona parte della riuscita del lavoro – certo non una visione semplice, dati gli argomenti – è merito loro. Poco meno di due ore di durata, ma il ritmo è buono, quantomeno nella seconda parte quando la storia decolla realmente. 6,5/10.
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