Regia di Mike Nichols vedi scheda film
Molto più che un'opera immediata, più sottile e tormentata di un filmetto romantico: Nichols dirige una bellissima provocazione che spinge all'autoanalisi e alla scoraggiante frustrazione che ci coglie e ci accompagna nei fatti dell'amore, quelli che non abbiamo saputo gestire quando eravamo fragili ed emotivi.
Mike Nichols si interroga sull'amore, sulla sua non linearità, sugli impulsi e le attrazioni, sulla volubilità umana, sui sogni spezzati. C'è tanto affrontato con stile e ci sono attori bravissimi, musiche struggenti, un insieme di emozioni che costruiscono l'universo della pellicola e coinvolgono lo spettatore poco alla volta lasciando immagini, pensieri e sensazioni nella sua testa per molto tempo dopo i titoli di coda.
Mi piace promuovere questo film per i paradossi che rappresenta: prima l'attrazione, poi la vendetta; la volgare crudezza contro l'artificiosa delicatezza poetica dell'artista; il vuoto, la distruzione, l'incapacità atavica dell'essere umano di gioire di quello che ha tra le mani, l'insoddisfazione perpetua e frustrante che porta alla continua ricerca della novità che non gli appartiene ma che egoisticamente vuole possedere. Quanto umana è questa rappresentazione che non salva nessuno e disfa tutto ciò che i sentimenti possono costruire per gelosia o ripicca?
Sono questi mezzucci che rimangono nella testa dello spettatore per interrogarlo, riconoscerlo e rimproverarlo. Molto più che un'opera immediata, più sottile e tormentata di un filmetto romantico: una bellissima provocazione che spinge all'autoanalisi e alla scoraggiante frustrazione che ci coglie e ci accompagna nei fatti dell'amore che non abbiamo saputo gestire quando eravamo fragili ed emotivi.
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