Regia di Mike Nichols vedi scheda film
Prendete un film d Rohmer, aggiungeteci tanto sesso (ma non erotismo) e pessimismo nei dialoghi, e otterrete più o meno il film di Nichols.
Devo dire che mi ha convinto questa prova di un regista che si è costruito la sua fama di professionalità, cura, e qualità, anche se io non posso annoverarlo tra quelli che amo.
Qui Nichols si serve di una sceneggiatura e di dialoghi ben scritti, che costruiscono un complesso meccanismo ad incastro tra quattro personaggi, due coppie nella fattispecie, che si scambiano ripetutamente, tra tradimenti e scambi multipli.
Ciò che li accomuna è la propensione al tradimento, inteso non come scelta, ma come abbandonarsi immediato alla passione, in un modo in cui non presuppongono neppure di avere una scelta. Quella che sembra la sbandata e la sciacquetta del gruppo, cioè la spogliarellista, finisce per essere la più seria e la più esigente nel rapporto con l'uomo. La sua antitesi è il personaggio di Jude Law (che io ricordo molto bene nel mio amato Existenz di D. Cronenberg), un uomo completamente dominato dall'impulso del momento: appena questo si presenta, carica come un toro sul bersaglio, incurante di tutto. È forse proprio questa sua decisione, questa sua risolutezza, che conquistano il personaggio di Julia Roberts (lontana anni luce da Pretty Woman). Lo scherzo pesante e spregiudicato che mette in scena contro il medico rivela tutto il suo cinismo e il suo essere sconsiderato. Si crede uno che ha diritto a tutto, e si sente un giocoliere, un giocoliere che alla fine resterà però giocato.
La visione dei rapporti di coppia che ricaviamo dal film è abbastanza pessimistica, perché in essi regnano tradimento e menzogna; le passioni del momento comandano, spingendo tutti a fare cose che magari non vorrebbero. Questo guazzabuglio di instabilità e precarietà, tuttavia, sembra sia sovrastato da una giustizia che in qualche modo opera, e prima o poi presenta il conto a chi è maggiormente colpevole. La vulnerabilità al tradimento sarebbe praticamente congenita, come in un film di Woody Allen, ma il farsi beffe degli altri sarebbe una colpa volontaria. Questo, mi pare, si desume dalla pellicola.
Tuttavia, la spogliarellista apre uno scorcio su un altro modo di vita possibile; ad un certo punto dice “Non capisco il tradimento,perché anche per la più travolgente passione c'è un momento, all'inizio, in cui possiamo dire di no con facilità”.
Nichols dirige con mano ferma un gruppo di attori affiatato che recita con impegno, e sa sempre dove collocare la macchina da presa anche nei dialoghi. Ne esce un film dolente, recitato da attori di grido, ma pure non telecomandato e commerciale. La definirei un'opera dolente e sincera.
Infine, dopo un uragano di bugie e infedeltà, il finale ci fa tirare un sospiro di sollievo. A denti stretti, col naso.
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