Regia di Lina Wertmüller vedi scheda film
Il primo impatto con questo film è, certo, tutto in salita: all'inizio lo spettatore si sente aggredito da una sventagliata di colori regionali, innaturalmente (e forse inutilmente) chiassosa. Ma di lì a poco, non appena i toni si acquietano, si avverte come un tepido fermento che sale in superficie, lo sciabordio di un rigurgito di rabbiosa amarezza che va dritto al cuore, e circuisce con la sua tenera malizia. Lina Wertmüller riesce a impregnare cose tradizionalmente sporche e squallide, quali l'amore a pagamento e la lotta armata, di una poesia rustica, gustosa e calda come una minestra contadina.
Una superba personificazione del modello negativo, che non suscita né ilarità né antipatia, perché, semplicemente, riflette, anche nei tratti del volto, un modo di essere monolitico ed incorreggibile.
Un'interpretazione lirica e popolaresca, dalle tinte limpide e naturali.
Fa di sé una potentissima caricatura, che, però, lungi dal risultare artificiosa, sprizza simpatica spontaneità e raffinata seduzione.
Una recitazione unica e insuperabile, che miscela, sulla tavolozza dei registri interpretativi, gradazioni inedite e sorprendenti.
Il suo cinema "al femminile" propone, per l'ennesima volta, la figura della donna come energica fonte di sovvertimento morale, psicologico, sociale. L'equilibrata saggezza di Lina vuole, però, che l'effetto non volga necessariamente al bene, e che l'uomo non sia solo una vittima, ma, almeno in parte, un tacito complice del gentil misfatto.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta