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Lupin III: il castello di Cagliostro

Regia di Hayao Miyazaki vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Lupin III: il castello di Cagliostro

di Leman
9 stelle

Monografia di Hayao Miyazaki Parte 1 Il Castello Di Cagliostro

 

 

 

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Lupin III: il castello di Cagliostro (1979): scena

Parte 1 - Il Primo film di Miyazaki

 

Hayao Miyazaki era considerato una figura importante per l’animazione giapponese ben prima dell’uscita del suo primo lungometraggio. Aveva già dimostrato grande abilità nelle animazioni lavorando a molte opere per la Toei Animation, come ad esempio Il Gatto Con Gli Stivali di Kimio Yabuki o Ali Babà e i 40 Ladroni. Aveva partecipato inoltre come consulente alle prime opere dell’amico e collega Isao Takahata.

Siamo ancora lontani dalla creazione dello Studio Ghibli, ma possiamo già vedere formarsi le basi da cui poi nascerà lo studio d’animazione orientale più amato al mondo. 

Dopo aver lasciato la Toei, Miyazaki e Takahata passeranno alla Tokyo Movie, per la quale realizzeranno alcune puntate della prima serie di Lupin III, di cui comunque supervisioneranno l’intero prodotto. La prima serie si rivela essere un successo di critica e pubblico e lo stesso Monkey Punch non si risparmierà negli anni successivi di esaltare più volte il lavoro dei due registi, che ha sempre considerato il miglior adattamento dell’opera originale da lui scritta. Questo è doveroso specificarlo anche per via di tutte le persone che ancora oggi sostengono che il Lupin III di Miyazaki non sarebbe il vero Lupin III di Monkey Punch. Di sicuro Miyazaki ha usato i personaggi del manga per raccontare i temi che lui voleva esplorare e per maturare il suo stile, ma l’ha fatto nel rispetto dell’opera originale. Sostenere che Miyazaki e Takahata abbiano rovinato il personaggio di Lupin significa prima di tutto andare contro all’opinione dell’autore che ha creato il personaggio, ma mostra anche una scarsa conoscenza della materia di base. Che Lupin III col tempo sia diventato qualcos’altro è lampante, ma l’adattamento di Miyazaki e Takahata rimane la migliore versione di questi personaggi che si sia mai vista sul piccolo schermo. 

Dopo quest’esperienza i due fondatori dello Studio Ghibli passeranno alla Nippon Animation e daranno vita a classici dell’animazione giapponese quali Heidi, Anna dai Capelli Rossi e il capolavoro Conan il Ragazzo Del Futuro, uno dei migliori anime mai realizzati.

Nel frattempo la Tokyo Movie deciderà di realizzare il lungometraggio Lupin III - La Pietra Della Saggezza, film dalla qualità mediocre, che alcuni fan con le fette di prosciutto davanti agli occhi sostengono sia addirittura superiore al Castello Di Cagliostro e che invece sarà solo il punto di partenza da cui inizierà la realizzazione di veri e propri lungometraggi tratti dalla tanto amata serie tv.

Su richiesta di Monkey Punch e del maestro Yasuo Otsuka viene proposto a Miyazaki di dirigere il secondo lungometraggio del franchise e quest’ultimo accetta per via del desiderio di sperimentare nuove innovazioni anche in campo cinematografico. Non pensava che avrebbe continuato a dirigere film dopo questo suo esordio. Pensava che sarebbe stata un’esperienza interessante per la sua carriera, ma che non lo avrebbe portato fuori dal percorso da lui inizialmente scelto.

Nessuno poteva immaginare che dal successo di questo film sarebbe nato il desiderio di raccontare nuove storie che avrebbe anni dopo portato alla nascita dello Studio Ghibli.

 

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Lupin III: il castello di Cagliostro (1979): scena

Parte 2 - Lupin III e Miyazaki

 

Il Castello Di Cagliostro è da molti ritenuto il punto più alto del franchise di Lupin III.

Il personaggio debutta sulle pagine di Weekly Manga Action nell’estate del 1967.

L’autore è il sopraccitato Monkey Punch, pseudonimo di Kazuhiko Kat?, e il personaggio è una reinterpretazione del ladro francese di Arsenio Lupin, nato dalla penna di Maurice Blanc. La struttura delle storie del manga e dell’anima è semplice. Le vicende sono per la maggior parte incentrate su colpi messi a segno in giro per il mondo da Arsenio Lupin III, di solito attuati grazie all’aiuto di uno dei suoi amici. Normalmente il ladro è ostacolato dall’ispettore dell’Interpol Koichi Zenigata, ossessionato dal desiderio di gettare Lupin III dietro le sbarre. Tra i due c’è in realtà un rapporto di rispetto, come se la ragione di vita di entrambi fosse quella di battere l’avversario. Certe volte addirittura Zenigata non sembrerà nemmeno così triste nel perdere le tracce di Lupin, come se fosse conscio che è la sua fuga a dargli la spinta di continuare ad alzarsi ogni giorno. 

Questa struttura narrativa semplice ed efficace ha fin da subito attirato l’attenzione di migliaia di lettori e il manga si è rivelato un successo per le sue idee creative, per il contenuto decisamente più adulto rispetto alla media e per lo stile di disegno atipico e affascinante. Il successo maggiore viene raggiunto tra il pubblico di adolescenti dai 13 ai 18 anni, che rimane conquistato dalla creatività del manga e dalla meravigliosa caratterizzazione dei personaggi. 

Arsenio Lupin III è la maschera del classico ladro gentiluomo pensata da Blanc. Un personaggio che nonostante la sua natura criminale in realtà rispetta un personale codice d’onore, che gli impone di derubare solo ricchi e aristocratici. Non ruba per avidità, ma solo per il fascino del pericolo. Il personaggio è quindi un amabile donnaiolo dal fisico asciutto e dallo spirito libero. Nel film di Miyazaki il personaggio mostrerà il suo lato più umano e sensibile. A reggere l’arco narrativo del personaggio sarà il rapporto con il personaggio di Clarisse, che sarà esposto da dialoghi dalla genuina spontaneità e che si concluderà magnificamente. Uno spirito libero come Lupin non poteva lasciare che una ragazza pura e buona come Clarisse rimanesse privata della sua libertà.

Ci sono anche una serie di personaggi della serie che nel film di Miyazaki svolgono un ruolo di supporto. 

C’è Jigen, pistolero infallibile diventato un’icona per le sue movenze e il suo design, caratterizzato da un cappello che gli copre parte del viso e dal classico mozzicone spento di sigaretta. A detta stessa di Monkey Punch il personaggio è un misto tra il pistolero interpretato da James Coburn in I Magnifici 7 e l’Uomo Senza Nome interpretato da Clint Eastwood nella Trilogia Del Dollaro. Il personaggio comparirà per la maggior parte del film e fungerà da supporto morale al ladro protagonista.

Poi c’è Goemon, il ladro-samurai amante della cucina giapponese e di religione buddhista. Il personaggio è caratterizzato dalla classica spada da Samurai ed è volutamente un omaggio nei confronti dei film “jidai-geki” di Akira Kurosawa. In particolare il personaggio ricorda il Seiji Miyaguchi de I Sette Samurai. Nel film ha un ruolo minore, ma rimangono comunque impresse le scene d’azione di cui è protagonista e la celebre battuta: “Non uccido su richiesta”. 

Infine ad aiutare il protagonista è l’affascinante e sensuale ladra di nome Fujiko, ex-fidanzata di Lupin che approfitta spesso dell’amore del ladro verso di lei, al quale ella però è allo stesso tempo affezionata. Personaggio molto amato in tutto il mondo e dall’ipnotico sex-appeal, Fujiko è ispirata alle classiche Bond-Girl co-protagoniste dei film di 007, ma a differenze di quest’ultime risulta essere un personaggio molto più profondo e molto spesso arriva a rivelarsi più intelligente della controparte maschile. Un personaggio che nel film ha il ruolo di donna d’azione e che sarà una delle ispirazioni da cui nascerà la Ripley di Aliens - Scontro Finale

Miyazaki quindi riesce a rispettare l’opera originale creata da Monkey Punch, a utilizzare sapientemente tutti i personaggi e a inserire anche una propria poetica personale all’interno di un film che rischiava di essere l’ennesimo compiacimento nei confronti dei fan del franchise.

 

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Lupin III: il castello di Cagliostro (1979): scena

Parte 3 - Un Miracolo visivo

 

In seguito al successo di questo film sono usciti molti film tratti da serie animate giapponesi di successo, ma il motivo per cui nessuno di essi ha mai raggiunto i livelli di questa prima opera di Miyazaki è riscontrabile nella messa in scena di tali opere. 

I numerosi film tratti da franchise come Dragonball, Gundam, Pokemon e One Piece, o film di provenienza occidentale come quelli tratti dalla serie di Scooby-Doo o Tom & Jerry, sono tutti accomunati da un problema comune, ovvero la loro struttura televisiva che li fa sembrare episodi allungati delle serie originali. Questa problematica di ritmo l’ho riscontrata anche in film tratti da serie tv live-action come El Camino, Deadwood o Battlestar Galactica: The Plan. Questo avviene perché molto spesso quando si realizza un film tratto da una serie lo si fa solo per lucrare sul successo di essa e per accontentare i fan, regalando loro una versione più lunga di un normale episodio della serie televisiva che loro amano.

Invece Il Castello Di Cagliostro si distingue da tutti i film ispirati ad anime e serie televisive (esclusi ovviamente The End Of Evangelion di Hideaki Anno e Serenity di Josh Whedon) grazie alla sua messa in scena puramente cinematografica. Ciò a cui assistiamo non è un’avventura di Lupin allungata per raggiungere l’ora e quaranta di minutaggio, ma un film con un ritmo e una narrazione perfettamente adattati al mezzo cinematografico. La trama è la classica storia d’avventura alla Indiana Jones, ma è la messa in scena di Miyazaki a fare la differenza. 

Ad aiutare Miyazaki nella realizzazione di questo gioiello ci sono numerose figure importanti e veri e propri maestri dell’animazione giapponese: i meravigliosi fondali presenti nella pellicola li dobbiamo all’art director Shiciro Kobayashi, che in futuro diverrà il fondatore della Kobayashi Production e il produttore dei film del grande Mamoru Oshii; poi è presente il direttore della fotografia Hirokata Takahashi, che contribuirà a rendere indimenticabili le immagini del lungometraggio; è importante alla riuscita del film anche il musicista Yuji Ohno, autore di pezzi che rimarranno impressi nella mente di chiunque li ascolterà e che renderanno magica l’atmosfera della pellicola; infine abbiamo come direttore dell’animazione il maestro di Miyazaki, ovvero il grande Yasuo Otsuka, che fu un importante innovatore nell’ambiente dell’animazione giapponese. A quest’ultimo lo Studio Ghibli dedicherà il bellissimo documentario Ootsuka Yasuo no ugosaku yorokobi (“La Gioia Di Animare di Yasuo Otsuka”), che vi consiglio di vedere se riuscite a reperirlo.

Le animazioni del Castello di Cagliostro sono ancora oggi bellissime da vedere per via della loro impercettibile cura nel dettaglio, attraverso cui Miyazaki e gli animatori della Tokyo Movie mascherano una certa mancanza di budget, che è riscontrabile molto di più oggi in dettagli come le bocche di alcuni personaggi che parlano senza aprirsi e alcuni design rubati da precedenti anime dello studio e dalle serie tv di Miyazaki e TakahataTuttavia il regista giapponese riesce a utilizzare perfettamente i soldi spesi e a mettere in gioco una regia molto più dinamica e movimentata, andando in questo modo contro a molti film d’animazione di quell’epoca, in gran parte piatti e monotoni.

Miyazaki non cerca di attirare l’attenzione dello spettatore mettendo un evento in fila all’altro, ma bensì alterna scene d’azione piene di iperboli sopra le righe a momenti di calma, dove il cineasta ci dona digressioni dalla storia per farci godere i paesaggi perfettamente illustrati e l’atmosfera nostalgica che ritroveremo pure nelle successive produzioni del regista. Grazie a queste pause inusuali riusciamo più facilmente a immergerci nella storia e nei caratteri dei personaggi. 

I disegni mostrano spesso una natura deliziosamente grottesca e sopra le righe, ma nonostante ciò sorprende la violenza che ritroviamo nel film. Una violenza di sicuro goliardica e per la maggior parte innocua, ma comunque efficace nel mostrare scene piene di morti e alle volte anche piene di sangue, che non vediamo spesso nei film d’animazione per tutta la famiglia. 

Nonostante questo sia il suo primo lungometraggio, Miyazaki dimostra una maturità incredibile nella costruzione di ogni scena. Ciò che rende efficaci la maggior parte degli eventi del film è proprio la costruzione cinematografica che il cineasta attua prima dello svolgimento della scena e l’ampia descrizione che Miyazaki crea dello spazio fisico nel quale la sequenza si svolge. Prendiamo come esempio una delle scene più curate a livello di tempistiche della pellicola, ovvero il momento in cui Lupin finge di essere l’ispettore Zenigata per entrare nel castello. Una scena che sarebbe potuta durare molto meno, ma che attraverso un colpo di genio Miyazaki trasforma in una perla di comicità. 

La scena inizia con Zenigata che esce dalla stanza in cui si nasconde Lupin, sale le scale della torre e viene scacciato malamente dalle guardie. In questo modo abbiamo già chiaro i tre ambienti in cui la sequenza si svolgerà. Lui se ne va arrabbiato e in quel momento arriva Lupin vestito come l’ispettore che rimprovera le guardie dicendo che quello non era Zenigata, ma Arsenio Lupin che fingeva di esserlo. In questo modo le guardie se ne vanno per fermare il vero Zenigata e nel farlo portano con loro Lupin. Alla scazzottata in mezzo alle scale si unisce anche un gruppo di poliziotti e inizia un confronto sopra le righe tra i due fronti che si combattono senza nemmeno sapere perché lo stanno facendo. Lupin ne approfitta per salire le scale e Zenigata lo insegue. I due entrano all’unisono e si attiva una trappola da cui Lupin riesce a scappare nascondendosi e che colpisce l’ispettore dell’Interpol. Miyazaki attraverso poche immagini illustra allo spettatore come funziona il meccanismo e mostra Lupin mentre lo riattiva. Sulle scale arriva anche il maggiordomo del Conte che interrompe la rissa facendo capire alle guardie l’errore commesso. Loro salgono le scale ed entrano nel palazzo, ma rimangono ironicamente anch’essi vittime della trappola riattivata dal protagonista. 

Questa è una scena che qualunque altro regista avrebbe scartato o utilizzato in modo mediocre, ma che grazie alla costruzione scenografica di Miyazaki diventa una delle tante sequenze memorabili del film. 

In questo caso meritano una menzione d’onore le scene d’azione dirette da Miyazaki, che sono girare e montate meglio di molti film d’azione in live-action che vediamo oggi. L’azione è chiara e mai confusa. Le sequenze d’azione riescono sempre a colpire nel segno grazie alla loro costruzione geometricamente perfetta e alla creatività delle animazioni. Un’enorme importanza in queste scene più dinamiche è data ai tetti del castello di Cagliostro, difficili da scalare e pericolosi da scendere. Essi daranno vita a una delle sequenze più folgoranti del film, dove la loro pendenza aiuterà a farci provare timore per la sorte dei personaggi. La scena in cui Lupin rischia di morire risulta anche in questo caso efficace per la dettagliata descrizione dell’ambiente che Miyazaki crea attraverso la sua regia, che ci permette di godere perfettamente degli avvenimenti. 

Il culmine tecnico della pellicola si raggiunge ovviamente nel climax finale sulla torre dell’orologio, dove dopo un combattimento pieno di ilarità e creatività troviamo i due avversari ai due lati opposti delle lancette dell’orologio. Da una parte il malvagio con la damigella in pericolo che vuole comprendere il segreto degli anelli, dall’altra parte il ladro buono, che ha capito come fare per ingannare il nemico. Il cattivo ben presto si avvicina e la facilità con cui riesce a ingannare Lupin ci fa subito rendere chiaro l’inganno. Lupin cade dalla torre e rimane appeso a una sporgenza, ma si butta nel momento in cui deve salvare Clarisse dalla caduta. Compreso cosa deve fare per raggiungere il suo obiettivo il Conte sale verso il punto dove gli anelli devono essere inseriti per attivare il meccanismo. Le lancette in quel momento si attivano e i due estremi della scena si uniscono verso il centro dell’inquadratura, rappresentato in questo caso dal Conte, che viene schiacciato dallo scoccare dell’orologio. Lupin si salva per il suo aver rinunciato alla ricchezza trovata e per aver pensato alla ragazza, mentre il malvagio aristocratico viene schiacciato dalla sua stessa presunzione e dal desiderio di potere. 

Un climax finale costruito perfettamente che sancisce fin da subito il talento di Miyazaki come cineasta.

 

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Lupin III: il castello di Cagliostro (1979): scena

Parte 4 - Una denuncia storica e politica

 

Miyazaki dà molta importanza al confronto tra le due figure di Lupin e Zenigata. Come nella serie, in questo film vediamo i due personaggi costantemente in conflitto e sempre desiderosi di intralciare i piani dell’altro. Tuttavia, come in altri episodi dell’anime e del manga, i due finiscono per cooperare in quanto capiscono che i loro obiettivi sono gli stessi. Questo perché in verità i due personaggi sono uno lo specchio dell’altro. Hanno semplicemente scelto due modi di vivere diversi, ma per il resto hanno gli stessi principii morali e la stessa visione di cosa è giusto e sbagliato. 

Il regista decide in questo film di ampliare il confronto tra i due e di adattare uno sfondo politico alla vicenda. Nel momento in cui Zenigata illustra ai vari rappresentanti delle nazioni le azioni criminali del Conte di Cagliostro, tutti i paesi continuano a scontrarsi a vicenda e nessuno decide di agire per paura di mettersi in cattiva luce. L’ispettore si trova quindi nella triste situazione di non poter fare niente, perché se agisse il lavoro di tutta una vita andrebbe in fumo. Zenigata riuscirà ad agire solo grazie al piano che Lupin metterà in atto nell’ultima parte del film.  

Questa sottotrama sarà necessaria non solo al regista per creare un ritratto satirico e ancora attuale dei rapporti tra le varie nazioni del mondo, ma anche per approfondire ulteriormente il confronto tra il personaggio dell’ispettore Zenigata e quello del ladro Lupin. I due personaggi pensano in un modo molto simile tra loro, ma ciò che porterà il ladro a vincere sempre sarà proprio il ruolo di subordinazione a figure più autorevoli alle quali Zenigata dovrà sempre sottostare.

In quanto ispettore e membro delle forze dell’ordine quest’ultimo dovrà sempre agire nei limiti di istituzioni che lui sa essere incompetenti e anche esse ostacolate da altri interessi. Invece Lupin sarà sempre un passo avanti a Zenigata per via della sua natura di spirito libero, folle e inarrestabile. Nel film è la libertà del singolo individuo ciò che permetterà alle istituzioni di sconfiggere il vero crimine.

All’interno del Castello Di Cagliostro il vero criminale non è Lupin, sono gli aristocratici di Cagliostro. Uomini che nell’ombra e grazie alla loro importanza nell’economia mondiale sono riusciti, a detta stessa di Lupin, a capovolgere le sorti della storia a loro piacimento. Il film è quindi un vero e proprio atto di denuncia di Miyazaki nei confronti della falsità dell’aristocrazia e della corruttibilità dell’essere umano. Lo stesso pensiero edonistico e disumano che nel climax finale porta alla morte il personaggio del Conte.

Lo stesso castello in cui è ambientato il film altro non è che la rappresentazione visiva della falsità su cui gli aristocratici hanno fondato il loro potere nel corso della storia. Anche in questo caso Miyazaki gioca con la visione dell’ambiente. All’esterno il castello è perfettamente limpido e rappresenta la grandezza del Conte e della sua ricchezza. Invece l’ambiente interno mostra l’altra parte di Cagliostro, ovvero tutti gli atti criminali e i segreti che i vari membri delle due famiglie hanno adoperato nel corso dei secoli. Già in questa sua prima opera cinematografica Miyazaki mostra una matura riflessione politica che con i film successivi diverrà solo più cattiva e spietata.

 

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Lupin III: il castello di Cagliostro (1979): scena

Parte 5 - Il Conte, tra sacro e profano

 

Il personaggio del Conte di Cagliostro  è una delle figure più interessanti delle prime opere di Miyazaki. È un antagonista con un suo particolare fascino, che riesce a distinguersi da molti altri villain di quell’epoca. Un personaggio crudele e affascinante che in un certo senso può essere considerato precursore degli antagonisti dei classici del Rinascimento Disney. È anche uno dei pochi veri antagonisti presenti nei film di Miyazaki, considerando che nelle successive opere del regista ci sono solo due o tre personaggi completamente malvagi. Ciò che secondo me rende realmente atipico il personaggio del Conte è il rapporto che mette in gioco Miyazaki tra sacro e profano, di cui l’antagonista del film è il maggiore fautore.

In una scena del film il Conte spiega come la famiglia dei Cagliostro sia stata nel tempo divisa in due stirpi diverse, di cui il personaggio di Clarisse è una delle ultime eredi, e parla anche di come il suo piano sia proprio quello di riunire le due parti per scoprire il segreto della famiglia. Il personaggio punta quindi a unire il sacro (la purezza e il desiderio di libertà di Clarisse) e il profano (l’avidità del Conte) per accrescere il proprio potere. Miyazaki mette in gioco in questo caso una serie di immagini e di giochi di luce dove il bianco e il nero sono i principali protagonisti. 

Questa è anche la prima e unica volta in cui Miyazaki farà satira sul mondo della Chiesa, che nelle apparenze mostra la stessa purezza e bontà di Clarisse, ma che nel profondo nasconde lo stesso avido desiderio di potere del Conte.

Mi sono reso conto di come questo sia uno dei pochi, se non addirittura l’unico, film d’animazione per tutta la famiglia dove vengono presi di mira i principali esponenti della Chiesa Cattolica. Perché un conto è vedere un regista per adulti come Bakshi fare satira sulla Bibbia, un altro è far vedere la chiesa in combutta con un’associazione criminale in un film d’animazione che è stato visto da milioni di bambini. 

Il culmine di questa satira geniale sul mondo della chiesa avviene nella scena del matrimonio, dove Lupin arriva a distruggere una croce e a fingersi uno spirito davanti alla televisione nazionale. In quel momento il Conte mostra la sua reale natura, uccidendo Lupin in quello che dovrebbe essere un luogo sacro.

Dopo questa scena avverrà tutto il combattimento finale che condurrà alla morte del Conte, dove alla fine il segreto dei Cagliostro verrà svelato. Una città proveniente dai tempi dell’Antica Roma si paleserà, rivelando un patrimonio culturale mondiale che a causa dell’avidità dell’uomo non poteva essere ammirato da nessuno. Il Conte e tutti i suoi crimini saranno dimenticati, mentre la città romana rappresenterà la purezza e il lato buono della storia dell’umanità. Quell’umanità che ha commesso tanti sbagli, ma che è anche capace di creare arte che rimarrà per sempre nella memoria immortale della storia. 

 

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Lupin III: il castello di Cagliostro (1979): scena

Parte 6 - Film che lasciano un segno

 

Per la creazione del film Miyazaki ha preso molto anche dalle opere originali di Arsenio Lupin scritte da Maurice Leblanc, di cui Lupin III è il celebre nipote. In particolare a ispirarlo sono stati i due romanzi Arsenio Lupin e la Contessa di Cagliostro, per quanto riguarda parte delle vicende narrate, e La Signorina dagli Occhi Verdi, per quanto riguarda tutto il contesto storico-politico della storia. Per quanto riguarda la messa in scena e la fluidità delle animazioni, la principale ispirazione di Miyazaki è in questo caso il cinema del regista d’animazione francese Paul Grimault. Il design stesso del castello è ispirato a quelli di un’opera rimasta incompiuta di Grimault chiamata The Shepherdess and the Chimney Sweep, derivata dall’opera “La Pastorella e lo Spazzacamino” di Hans Christian Andersen. Nelle prossime recensioni parleremo di come il mondo delle fiabe, specialmente quelle di Andersen e dei Fratelli Grimm, abbiano molto influito sul cinema di Miyazaki e dello Studio Ghibli in generale. 

 

Esattamente come molti film e romanzi hanno influenzato Il Castello Di Cagliostro, a sua volta il film di Miyazaki ha innovato e segnato uno spartiacque nel genere del film d’avventura. Numerosi sono stati i registi che si sono ispirati a questa specifica opera per i loro film.

L’esempio più celebre è senza dubbio I Predatori Dell’Arca Perduta di Steven Spielberg, che dal film d’animazione giapponese prende un certo tipo di narrazione d’avventura adatta a tutte le età che nasconde un sottotesto storico e una forma di maturità che rende la pellicola molto più godibile man mano che si cresce. Poi sarà il turno della Disney, che renderà omaggio al film di Miyazaki nel sottovalutato classico Basil L’Investigatopo. Tutto il climax finale del film d’animazione americano è preso a piene mani dall’ultimo atto del Castello Di Cagliostro, compresa la morte dell’antagonista. Numerosi altri film d’animazione sono stati in larga parte ispirati a questo primo lavoro cinematografico di Miyazaki, come ad esempio Atlantis - L’Impero Perduto, Le Avventure Di Tin Tin e addirittura il film dei Simpson, a detta stessa di uno degli animatori. Il lungometraggio è tutt’oggi considerata l’avventura perfetta del personaggio e da allora gli autori delle serie successive non sono più riusciti a replicare la bellezza e la poesia di quando a gestire il personaggio erano Miyazaki e Takahata.

Il Castello Di Cagliostro è un film che ha segnato e che continuerà a segnare intere generazioni di giovani desiderosi di avventura e cinema.

 

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Lupin III: il castello di Cagliostro (1979): scena

Conclusioni - Un’avventura che ruba il cuore

 

- Lupin ha messo a segno il suo colpo

- No, mi creda: non ha rubato niente e mi ha salvato la vita.

- Si sbaglia, mi risulta che abbia rubato una cosa di grande valore. Le ha portato via il cuore.

 

Lupin III - Il Castello Di Cagliostro è un film che ruba il cuore dello spettatore. 

Ciò che rappresenta è in realtà il cinema d’intrattenimento puro che ci fa ritornare bambini. Quella forma d’arte che ci riporta a quando sognavamo di essere liberi di compiere qualunque gesta, compresa la più folle delle imprese. Non è una pellicola che si conclude con una porta chiusa che non si riaprirà mai più. È un inno al ritrovare quella fanciullezza ormai perduta che ci ha fatto sognare per tutti gli anni della nostra giovinezza. 

Noi vediamo quella 500 gialla sfrecciare su quella strada di campagna, mentre delle volanti della polizia la inseguono anche se non la raggiungeranno mai. Nel nostro cuore noi crediamo che quella macchina non si fermerà mai. Quella macchina con al suo interno un ladro, un pistolero con un mozzicone di sigaretta in bocca e un samurai. È nostro compito non farla fermare. Continuare a credere nel fatto che ci sarà sempre una successiva avventura che ci farà venire voglia di fare del meglio per rendere la nostra vita un viaggio indimenticabile. 

E mentre scorrono i titoli di coda, ci rendiamo conto della genialità di un film che potremo far vedere ai nostri figli e ai figli dei nostri figli.

Un film che per molti mestieranti sarebbe stato l’apice di una carriera, ma che invece è solo il primo passo di un lungo viaggio compiuto da uno dei più grandi registi di tutta la storia del cinema.

 

Post Scriptum: dopo questa lunga recensione che ha richiesto tre settimane per essere realizzata (più per una questione di impegni personali che di vera e propria ricerca, anche se pure quest’ultima mi ha tolto abbastanza tempo) questa settimana mi dedicherò a qualcosa di più semplice. Scriverò una recensione breve su Artemis Fowl, perché l’ho visto e fa così schifo che non mi ci vorrà molto a scrivere tutte le idiozie presenti al suo interno.

Alla prossima.

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