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Decameroticus

Regia di Pier Giorgio Ferretti vedi scheda film

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La recensione su Decameroticus

di undying
6 stelle

Uno dei migliori decamerotici, diretto dal raffinato Giuliano Biagetti, regista celato dietro lo pseudonimo di Pier Giorgio Ferretti. Cast memorabile, con bellissime presenze femminili e attori perfettamente in ruolo. Titolo al quale si deve il neologismo che definisce il breve filone di genere (1972/1973).

 

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Cinque racconti ispirati dalle novelle di Giovanni Boccaccio, Matteo Bandello e Pietro Aretino.

 

Il confessore (**1/2)

Un marito (Pupo De Luca) geloso della bella moglie Elisa (Gabriella Giorgelli), al punto di averla letteralmente segregata in casa, decide di sostituirsi al confessore per scoprire se la stessa lo tradisce. Quest'ultima, scoperte le intenzioni, racconta in confessionale di essere visitata ogni notte da un frate, il quale sotto incantesimo impone un sonno profondo al marito per poi accoppiarsi con la moglie. La notte seguente l'uomo decide di vigilare restando fuori casa, in prossimità del portone per intercettare il frate. Nel frattempo Elisa ospita per davvero un amante, facendolo entrare dalla finestra.

 

Il giudice (***)

In un paesino della provincia bolognese, il giudice Vulfardo (Pietro Tordi) è continuamente preso di mira dal boia Lambertuccio (Aldo Bufi Landi). La moglie Isabella (Krista Nell), insoddisfatta e decisa a tradirlo, suggerisce di ospitare in casa Leonetto, un donnaiolo molto ricercato dalle spose, per spingerlo a sedurre la moglie di Lambertuccio. In realtà, cornificato (ma felice per aver frainteso) finisce per essere proprio Vulfardo.

 

Scambio di camera (***)

Donnaiolo impenitente (Umberto D'Orsi), rimproverato dalla severa e attenta moglie Domitilla (Marina Fiorentini), decide di passare la notte con Nardella (Margaret Rose Keil) l'ultima fantesca rimasta, dopo che Domitilla ha licenziato tutte le altre ragazze al servizio di casa. Per raggiungere l'obiettivo chiede al servo Petrone di scambiare giaciglio, facendolo dormire nel suo letto, con la moglie, certo che solo il sonno unirà la coppia. L'intenzione è quella di incontrare nella camera da letto di Petrone la disponibile Nardella. Ma, quella notte, Domitilla invece di dormire...

 

La cura del cetriolo (**1/2)

Don Cicillo (Pino Ferrara), un venditore ambulante di filtri, più parolaio che medico, accetta di somministrare la "cura del cetriolo" a Pamela (Antonia Santilli), moglie di Casimiro (Sandro Dori). Da mediatrice fa Agnese (Edda Ferronao), ruffiana al servizio della padrona, che riesce a far digerire, con il sorriso, le corna all'ingenuo Casimiro.

 

Il verso dell'uccello (***1/2)

Toscana, vicino a Fiesole. Due commercianti - Messer Gerbino (Riccardo Garrone) e Ciacco da Montefiore (Corrado Olmi) - si incontrano sulla strada di casa, durante il rientro da un lungo viaggio di lavoro. Sfiancati, decidono di riposare in una locanda. Dopo più di un mese di astinenza, i due confessano l'un l'altro la necessità di giacere con le belle mogli, rivelandosi il codice segreto (il verso del boccaccino e quello del cuculo) utilizzato per farsi aprire la porta dalle relative spose. I due si danno da fare separatamente, nel tentativo di raggiungere prima possibile la casa l'uno dell'altro. Messer Gerbino, per primo, riesce a sedurre la moglie (Orchidea De Santis) di Ciacco, mentre quest'ultimo più tardi giunge tra le braccia della moglie (Rosita Torosh) di Gerbino.

 

Orchidea De Santis, Umberto D'Orsi

Decameroticus (1972): Orchidea De Santis, Umberto D'Orsi

 

Uno dei più riusciti titoli del filone, al quale si deve, tra l'altro, il neologismo "decamerotico" [1]. Opera di buon livello tecnico e contraddistinta da un cast memorabile, sia per presenza di un nutrito numero di bellezze femminili, sia per la partecipazione di grandi caratteristi in grado di prendere "seriamente" parte al leggero contesto narrativo. Dai sempre simpatici Pupo De Luca a Sandro Dori, si passa alla notevole performance dell'ottimo Umberto D'Orsi, all'interpretazione svampita di Riccardo Garrone e alle imprecazioni in dialetto bolognese di Pietro Tordi: indimenticabili attori che riescono a strappare più d'un sorriso. La qualità dell'operazione è garantita anche dalle maestranze tecniche, che sono rappresentate in miglior modo da Berto Pisano alle musiche e da Antonio Borghesi come cineoperatore, responsabile di una splendida fotografia che riesce a valorizzare nel miglior modo possibile le medievali location, stabilite in provincia di Orvieto. Meno curata appare la sceneggiatura, scritta da Giorgio Mariuzzo e piuttosto in linea con la media delle altre pellicole appartenenti al genere [2]. Particolare, non di poco conto, la regia è da attribuire a Giuliano Biagetti [3], un autore che, dopo aver esordito su set impegnati e di indirizzo intellettuale, verso gli anni Settanta decide di dedicarsi al cinema popolare iniziando a firmare, con lo pseudonimo di Pier Giorgio Ferretti, una manciata di pellicole commerciali partendo proprio da questo Decameroticus (film che segue il criptico e poco riuscito Interrabang), proseguendo con Il sergente Rompiglioni (1973) e La novizia (1975).

 

Orchidea De Santis, Riccardo Garrone

Decameroticus (1972): Orchidea De Santis, Riccardo Garrone

 

Attorno a Giuliano Biagetti [4]

 

"Biagetti era nato a La Spezia il 12 aprile 1925 da una famiglia di origine pisana e, del vero pisano, aveva, oltre che l'accento, il carattere 'fumantino' ma generoso. Già nel periodo universitario, a Firenze, aveva avuto modo di esprimere la sua passione per lo spettacolo, fondando 'La brigata dei dottori', una compagnia goliardica nella quale, oltre che recitare, aveva anche il compito di scrivere i testi, tutti improntati al comico-grottesco. Trasferitosi a Roma nei primi anni Cinquanta, dopo alcune esperienze come documentarista, entra nel mondo del cinema come aiuto regista, collaborando in tale veste con registi quali Giacomo Gentilomo, Giorgio Ferroni e, soprattutto, Roberto Rossellini che produrrà, supervisionandolo, il suo primo lungometraggio a soggetto, quel Rivalità, del 1953, di cui Biagetti andava giustamente fiero, anche perché, come amava ripetere: 'Sono stato l'unico che è riuscito a spillare soldi a Rossellini.' (...) Una data importante nella carriera di Biagetti è rappresentata dal 1972: in quell'anno, infatti, il regista compie il grande salto dal cinema d'autore al cinema di genere, al servizio del quale metterà tutta la sua inventiva e la sua straordinaria abilità tecnica, ottenendo sempre eccellenti risultati. Per questo suo debutto nel genere cambia identità e si trasforma in un fantomatico Pier Giorgio Ferretti, pseudonimo con il quale firmerà tre pellicole, prima delle quali è il Decameroticus che fu girato in soli 15 giorni a Orvieto."

 

scena

Decameroticus (1972): scena

 

Citazioni 

 

A fine pasto, il boia Lambertuccio pronuncia un discorso agli invitati, tra i quali è presente anche il giudice Vulfardo:

"Ieri, pronunciata da quel birichino del giudice ed eseguita da me, c'è stata una condanna a morte. Evento terribile, tragico, per chi lo subisce ma ancor più tragico per chi lo pronuncia e lo fa eseguire - ch'i venja un azident! Messer Vulfardo e io, ne sentiamo tutto il peso. L'enorme peso, nel cuore e sulla coscienza. Ed è per questo, è per purificarci, che ho voluto introdurre tra noi un'usanza dei fieri montanari dell'Andalusia. L'usanza antica, di quelle nobili contrade, vuole che il giudice e il boia, per purificarsi dell'atto terribile di aver dato la morte, debbano nutrirsi della carne del condannato. La carne palpitante del peccatore, lambìto dalle fiamme, si purifica e diventa cibo del giusto. Si fa sangue purissimo, mescolandosi al vino generoso e diventa simbolo di suprema giustizia."

 

Replica del giudice Vulfardo, dopo aver sputato fuori l'ultimo boccone d'arrosto:

"S'gnor Santèssum... carne umana! Lambertuccio, possa cadere sulla tua testa tòt al malediziòn dal ziel! Carogna d'un pòrz...d'un vilèn, d'un malnàt. Cut venja un azident in bòcca!"

 

"In casus fortuitus et fortunato, si presenta at fornicazione uccellone formidabilis, ultra misurazionem..."

(Leonetto)

 

 

NOTE

 

[1] In realtà un anno prima, sulla rivista Playmen, un recensore aveva già ideato, senza avere avuto seguito, il termine "decamerotico" ponendolo in relazione con Il Decameron (1971) di Pier Paolo Pasolini.

 

[2] "La materia del primo episodio deriva del resto del Decameron (settima giornata, quinta novella), utilizzata tale e quale perlomeno in altri due film del filone: esattamente nel Decameron n. 3 di Italo Alfaro (segmento 'Il geloso', con Enzo Robutti e Marina Malfatti) e nel Decameron proibitissimo di Marino Girolami (quarto episodio, con Enzo Andronico e Bruna Beani)." Aggiungiamo che anche il secondo racconto, presente in Decameroticus, si ripete quasi in identica maniera nel Decameron n. 3 ('Il coltello' con Femi Benussi).

(Letteralmente dal booklet allegato alla VHS Shendene, a cura di "Nocturno cinema").

 

[3] Brevi cenni biografici nella recensione su La svergognata.

 

[4] Stefano Ippoliti, in "Nocturno cinema" n. 10, giugno 1999.

 

Errata corrige: la didascalia della prima foto riporta, erroneamente, il nome di Orchidea De Santis al posto di Margaret Rose Keil.

 

scena

Decameroticus (1972): scena

 

Decameroticus-1972-Antonia-Santilli

Decameroticus: (da sinistra) Edda Ferronao, Antonia Santilli, Pino Ferrara e Sandro Dori 

 

"«Cornuto»: strano che questa parolina non abbia il femminile."

(Jules Renard)

 

Decameroticus (Giuliano Biagetti, 1972) - Titoli di testa

 

F.P. 04/06/2022 - Versione visionata in lingua italiana - VHS Shendene (durata: 90'08")

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