Regia di Flavio Moretti vedi scheda film
Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, uno dei “cortisti” più promettenti era considerato Flavio Moretti, specie con i suoi film dedicati al bizzarro Wilbur (Wilbur e la Tv, Troppi guai per Wilbur) che avevano fatto parlare di un “Tim Burton italiano”. Il suo esordio nel lungometraggio, tuttavia (che riprende alcune suggestioni dei film citati), è una delusione. Vi si narra del piccolo Rupert, affidato per Natale alla terribile nonna Porfilia, la quale a sua volta lo lascia solo in casa. In soffitta, il ragazzo comincia ad armeggiare con le strane invenzioni di suo nonno. Animerà dapprima dei fumetti, e poi attirerà sulla terra dei marzianini dispettosi stile Gremlins. L’operazione, rivolta esplicitamente all’infanzia, non ha però nulla di sognante: tutti gli attori (a cominciare dal protagonista) bambocciano, dopo venti minuti cala una noia mortale, non c’è una sola vera invenzione visiva e le scenografie da sole non bastano. Il generoso pollice medio è dovuto a una certa simpatia che l’operazione artigianale suscita, con la sua iconografia debitrice di fumetti alla Zio Tibia o Guerra d’eroi. Il film, costato 1 milione e 700 mila euro (non troppo), ricostruisce passabilmente una cittadina americana alla Norman Rockwell in un paio di capannoni a Torino.
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