Regia di Patrice Leconte vedi scheda film
Nello studio di un fiscalista (Luchini) entra una donna sulla quarantina (Bonnaire), in crisi coniugale, desiderosa di parlare con uno psichiatra dei suoi problemi. Il caso vuole che il fiscalista venga scambiato per lo psichiatra, che ha lo studio sul suo stesso piano, e così la donna inizia le sue confessioni. Lui tenta di spiegare come stanno le cose, ci riesce dopo qualche incontro ma a quel punto il rapporto tra i due prosegue, prendendo pieghe imprevedibili che metteranno a nudo le difficoltà esistenziali dei due.
C'è una frase che restituisce il senso dell'intero film, ed è quella con cui il vero psichiatra dice al fiscalista: "In fondo io e lei facciamo lo stesso mestiere: parliamo di ciò che si può dichiarare e di ciò che non si può". È la frase che giustifica con piglio intellettuale l'equivoco che è alla base di questo film complesso, raffinatissimo nei dialoghi, recitato in maniera superlativa dai due protagonisti, claustrofobico tanto nell'ambientazione quanto nella rappresentazione dell'implosione esistenziale dei due protagonisti. Confidenze troppo intime tuttavia non convince pienamente per via di un finale anodino, prodotto forse dall'impossibilità di far tornare al pettine i numerosi nodi dell'intreccio narrativo.
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