Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film
Ferro 3 è l'esempio di come un film possa nascere dall'osservazione di fatti quotidiani all'apparenza banali, ma che trasposti attraverso il mezzo cinematografico possono celare grande profondità. Così, vedendo dei volantini pubblicitari attaccati alle maniglie delle porte, Kim Ki-Duk ha concepito questa pellicola. Tae-suk è un ragazzo che, nel tempo libero, entra nelle case lasciate vuote dalle persone e ci si piazza stabilmente per qualche giorno, avendo cura di riparare oggetti rotti e di rimettere a posto elementi in disordine. Un giorno, durante una di queste esperienze, il ragazzo incontra Sun-hwa, una ragazza vittima di violenze da parte del marito. Da questo momento in poi Tae-suk conoscerà l'amore, e avrà modo di coltivarlo con la ragazza lentamente, allo stesso modo in cui si prende cura delle piante delle case in cui entra. Il film mantiene lo stesso tipo di registro adottato dal precedente del 2003, rinnovando però il contesto e l'espressività del rapporto tra i personaggi. Le case vuote, unite al "Ferro 3", la mazza meno usata nelle partite di golf, diventano elementi quasi complementari, che costituiscono un'unità di spazio e tempo assolutamente onirica, quasi trascendente, nella quale il personaggio di Tae-suk si muove quasi come fosse una presenza etera. Il film parla di come un vuoto possa essere colmato dal calore umano, dall'amore, dal prendersi cura l'uno dell'altro, e lo fa in un modo assolutamente pacato e dolce. Ferro 3 è un'esperienza sensoriale, oltre che cinematografica, che viviamo abbandonandoci al fluttuare dei personaggi, al loro coesistere in un'unità scissa, al loro ricomporsi.
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