Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film
"Difficile dire se il mondo in cui viviamo sia una realtà o un sogno"
Riporto le frasi conclusive del film perché sono, in sostanza, l'emblema di questo piccolo gioiello di Kim Ki-duk. Tae-Suk (uno dei due protagonisti), infatti, è il simbolo stesso di questa precarietà, che volteggia tra il sogno e la realtà. Insieme alla giovane Sun-Hwa entra nelle case vuote altrui ma non ruba niente, anzi, pulisce, ordina e aggiusta tutto ciò che trova di non funzionante. Il suo passaggio è leggero e infallibile e se inizialmente lascerà delle piccole tracce, successivamente riuscirà ad insinuarsi nelle abitazioni (con i conquilini all'interno) senza farsi notare, muovendosi come un'ombra e lasciando nelle persone l'impressione di essere state osservate. Tra questi flebili movimenti nasce l'amore silenzioso tra i due protagonisti (Sun-Hwa e Tae-Suk non parlano per tutta la durata del film), un amore leggero come leggera ed emblematica è la stupenda scena finale.
Kim ki-duk realizza così la sua opera migliore, raccontadoci una storia di amore e poesia e sopratutto, come ho ripetuto diverse volte, di leggerezza. Leggerezza che non va intesa come sinonimo di semplicità e, esagerando, di banalità ma, bensì, come sensazione umana di precaria/solida stabilità, come un luogo della nostra mente che mescola continuamente il sogno con la realtà facendoci venire i dubbi su ciò che realmente vediamo e osserviamo ma che ci ricorda, incessantemente, che spesso non esiste un limite fra le due condizioni.
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