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Ferro 3. La casa vuota

Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film

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La recensione su Ferro 3. La casa vuota

di Paul Hackett
6 stelle

Il bizzarro sodalizio e la silenziosa storia d'amore di una moglie vessata da un marito geloso e violento e di un giovane randagio, sorta di solitario squatter, che vive alla giornata occupando notte dopo notte appartamenti momentaneamente lasciati liberi da proprietari assenti. Gli orientali devono avere il pallino dei film girati al rallentatore, colmi di silenzi e carichi di profondi significati (anche se qualche volta si fa fatica a capire quali): già il taiwanese Tsai Ming-liang, un po' di anni fa, aveva scandagliato la solitudine e il silenzio depresso di vite allo sbando con il suo "Vive l'amour", vincitore di un Leone d'Oro a Venezia: il coreano "Ferro 3", in linea di massima, appartiene allo stesso filone, anche se con una maggiore carica romantica e sentimentale. In tutta franchezza, della pellicola di Kim Ki-duk non so bene cosa pensare: un'opera del genere indubbiamente necessita di una grande empatia da parte dello spettatore per essere apprezzata appieno e, nel mio caso, devo dire che questa partecipazione emotiva non è scattata. Ho apprezzato la capacità di raccontare una storia insolita ed intensa usando un linguaggio non conforme ai canoni classici della cinematografia, ma ugualmente non posso non rilevare che "Ferro 3" è anche un film terribilmente lento, noioso, con alcuni passaggi abbastanza assurdi e gratuiti e, nell'insieme, un tantinello sopravvalutato. Di più non saprei dire... tre salomonicissime stelle.

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