Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film
Il ferro citato dal titolo è uno di quelli utilizzati dai giocatori di golf. Da sempre sport raffinato ed elegante che quì si colora di nero, tra forza e violenza. Si apre in questo modo il nuovo film di Kim Ki-duk, con palline da golf scagliate contro una rete che protegge una statua. Le immagini si spostano poi sulla figura di un ragazzo che gira per case rimaste vuote, momentaneamente abbandonate dai rispettivi proprietari. Le abita, in silenzio, riempiendole con il proprio corpo, i suoi gesti, non rubando nulla, dando sempre qualcosa, ripulendole o facendo altro. In una di queste case c'è qualcuno che lo osserva nascondendosi, gli occhi di una donna triste, trattata brutalmente dal marito. Il film va avanti e i loro corpi iniziano ad accostarsi, in un silenzio sempre più fitto e prezioso. Case come corpi, disabitati, pronti ad assemblarsi ad altri con totalità, perdendosi in essi, smaterializzandosi. "Ferro 3" è un film ricco di simbolismi, di significati nascosti, delicato e astratto, quasi metafisico ed onirico. Una riflessione sull'essenza dell'unione, su corpi che pur unendosi insieme perdono tutto il loro peso materiale.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta