Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film
Visione che si apprezza o meno, a seconda della chiave che il regista coreano ci consegna alla fine: se il film lo si giudica con gli occhi della realtà o se lo si giudica con gli occhi del sogno. "Ferro 3" è opera minuziosa e complessa, simbolica e onirica, come è tipico di Ki-Duk. Io l'ho approcciato in maniera materiale, cercando di seguire una trama precisa, che però ha cominciato a fare acqua da tutte le parti, con questi due protagonisti improbabili, muti e autistici, che nella loro misteriosa fuga d'amore incappano in situazioni inverosimili. Per cui, potrei dire di essere molto deluso. Ma la mia percezione è cambiata dopo la visione dell'ultima mezz'ora, quando "Ferro 3" si dissangua, si smaterializza, diventa fantasmatico, leggero, dove i due protagonisti, appunto, non si sa più se siano reali oppure no, forse semplici rappresentazioni della serenità, dell'amore, che non è necessariamente quello fra un uomo e una donna, in questo caso. E allora il mio giudizio finale migliora, anche se per arrivare a questa (quasi) perfezione, bisogna passare per un corridoio stretto e non particolarmente intrigante: poi sì, la stanza che si raggiunge è piena di luce e Ki-Duk riesce a dimostrare ancora una volta la qualità del suo Cinema. Da prendere con le molle.
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