Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film
Film di una bellezza unica e rara, non si può descrivere, ma solo vivere, visione catartica e pura.
Ferro 3 la casa vuota trama: Tae-Suk è un ragazzo abituato ad entrare nelle case momentaneamente disabitate, lui ha uno stratagemma intelligente per saperlo, quindi un piano. Non entra per rubare, anzi le rassetta, le pulisce e fa anche il bucato, si presta inoltre ad aggiustare gli utensili che trova rotti o guasti. Nella prima casa in cui entra viene però sorpreso da Sun-Hwa, una giovane e bellissima ragazza vittima di violenza domestica da parte del marito. La recensione: Ferro 3 la casa vuota e’ un film bellissimo diretto con grande cura da Kim Ki-Duk, regista unico ed autore di opere pregiate, intimistiche e particolari. Un film poetico, scevro di parole, dialoghi quasi inesistenti, ma la mdp riprende la storia con uno stile sobrio e raffinato. Ferro 3-la casa vuota bilancia con sagacia, violenza e delicatezza, il quotidiano ripreso in modo realistico, risulta un film molto calibrato da vedere, gustare ed odorare, difficile spiegarlo. Tae-Suk il giovane protagonista abita letteralmente le case che invade, mangia il cibo che trova, indossa i panni che recupera negli armadi, con attenzione li lava e li rimette a posto, con meticolosa cura ed ordine e dorme nel letto, come fosse il padrone di casa. Lui non usa le cose, se ne prende cura. Abita la casa temporaneamente come fosse sua, in possesso. Kim ki-duk guarda le cose in un angolo, come defilato, l’autentica bellezza del film è proprio nella lentezza elaborata, che entra nell’intimità più profonda e vera, il regista racconta il legame intimo tra assenza e presenza, i bisogni sessuali del corpo, disgiunti dagli affetti e dall’amore che sboccia tra lui e la ragazza vittima di violenze fisiche e psicologiche a suo modo il film può essere letto e visto, come una grande passione amorosa. Il suo è un tocco magico e raffinato, Ferro 3 parlato pochissimo, da però voce ai fatti ed ai sentimenti, un film silenzioso, fatto di sguardi languidi bellissimi e dialoghi inesistenti, ma quanta poesia c’è in questo film, la musica è un’unica canzone, sempre quella, che appare, scompare e riappare , sempre al momento giusto, la canzone si chiama “Gafsa” di Natasha Atlas. Il finale è stupefacente, puro cinema di realtà e finzione, il certo si confonde con l’incerto, da applausi a scena aperta la scena della colazione a due.....forse a tre, carne spirito o realtà mistificata e manipolata. Un cinema che miscela brutalità e bellezza, come nella vita quotidiana, senza soluzione di continuità, senza pause, la goccia che cade incessantemente. Film catartico e purificatore, lento in apparenza, in realtà dimamico nella sua struttura e nella sua costruzione, delicato e crudo, un film che non solo vediamo, ma sentiamo dentro di noi, come l’amore, che non si vede, lo si percepisce, l’amore che ci salva dalla paura, dal dolore e dalla solitudine. Voto 9 ho Interpreti e personaggi Lee Seung-yeon: Sun-hwa Lee Hyun-kyoon: Tae-suk Kwon Hyuk-ho: Myn-kyu Choi Jeong-ho: guardia carceraria Lee Ju-seok: figlio dell'anziano signore Lee Mi-suk: nuora dell'anziano signore Moon Sung-hyuk: Sung-hyuk Park Ji-a: Jee-ah Jang Jae-yong: Hyun-soo Lee Dah-hae: Ji-eun Kim Han: uomo nello studio Park Se-jin: donna nello studio Ju Jin-mo: ispettore Park Dong-jin: detective Lee Lee Jong-su: uomo tornato dal viaggio in famiglia Lee Ui-soo: donna tornata dal viaggio in famiglia
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta