Regia di Rowland V. Lee vedi scheda film
TFF 36 - SI PUO' FARE
La famiglia Frankenstein torna a far parlare di sé quando, nei pressi del castello semidistrutto del noto scienziato, compare il figlio del barone che ben ci fu presentato nei primi e più celebri due capitoli diretti dal grande James Whale: il suo nome è Wolf, pure lui medico e scienziato, intenzionato a prendere possesso dell'immobile ormai abbandonato e considerato tutto attorno alla stregua di un luogo maledetto.
Non certo accolto come il benvenuto, ma anzi messo in guardia dal borgomastro locale, l'uomo giunge con moglie, figlioletto e servitù per riportare un po' di vita nel lugubre maniero, nella cui torre adiacente appaiono ancora visibili i segni della distruzione perpetrata per sconfiggere la creatura abbandonata al suo destino senza controllo.
Ma in loco, l'uomo scopre che il servo pazzo del padre, Ygor, è tutt'ora in vita nonostante sia stato dato per morto a seguito di impiccagione. Costui gli rivelerà che il mostro non è andato distrutto con l'incendio del laboratorio, ma è sopravvissuto e vive in una sonno perenne, scosso da deboli sussulti.
Impossibile tenere a bada la tentazione di farlo tornare ad una vita semi-cosciente, perfezionando le tecniche portate avanti dall'ardimentoso e quasi folle genitore.
Ma, una volta in vita, il mostro verrà utilizzato in segreto da Ygor, che lo utilizzerà per vendetta per farsi giustizia contro coloro che lo impiccarono, facendo precipitare la soluzione, e mettendo a repentaglio anche la famiglia del nostro protagonista.
Ogni volta che l'umanità torna ad interessarsi alla creatura, per il mostro si mette davvero sempre di male in peggio, e su di lui ricadono colpe in realtà appannaggio di ben altre strategiche mire o aberranti sogni di riscatto.
Nonostante il cambio di regia che vede uscire di scena l'ottimo James Whale per dare posto al decisamente meno noto e meno indimenticabile Rowland V. Lee, questo terzo seguito delle tragiche avventure del mostro creato dai Frankenstein, appare un film godibilissimo, forte di scenografie suggestive, di opportuni ed avvincenti giochi di ombra e luce in grado di rendere più suggestivi e tetri i luoghi teatro della vicenda.
E di un doppiaggio italiano che impone, come di consueto per l'epoca storica di riferimento, di italianizzare anche i nomi propri di persona, garantendo un effetto involontariamente comico che ora risulta tuttavia assai godibile, oltre che consono con l'ironia di fondo che il film riesce a riservare in alcune situazioni.
Il tutto al servizio di una storia che, seppur priva di elementi nuovi o in grado di sorprendere, sa trattenere a sé tutta l'attenzione del caso.
Nel cast di tutto rispetto, spiccano le tre B più celebri del cinema degli anni 30 e 40, ovvero il terzetto Basil Rathbone/Boris Karloff/Bela Lugosi, rispettivamente Frankenstein, il mostro e il "decollato" Ygor.
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