Regia di Elisabetta Sgarbi vedi scheda film
L’arte del palcoscenico ripresa dal cinema. Quattro soliloqui in cui la messa in scena è ricerca della scarnificazione, la parola soluzione in presa diretta dei sentimenti.
Teatro ascetico da apprezzare ad occhi chiusi, semplicemente ascoltando. Osservare significherebbe concentrarsi sull’immagine e perdere il senso della rappresentazione, perché in primo luogo essa è un flusso di discorsi non di azioni.
È un tentativo di fare teatro al cinema usando le regole del teatro. Ma arrivare all’annullamento o quasi della forma incanalando il peso della piece sull’udito e non sulla vista è un paradosso, se il pubblico a cui ti rivolgi è di estrazione cinematografica: anche Dreyer con GERTRUD era riuscito a creare un’opera principalmente tematica, eppure non aveva eclissato lo stile, l’aveva semplicemente adattato alle sue esigenze di poeta dei sentimenti, cristallizzandolo.
NOTTE SENZA FINE ricorda teatralmente l’ultimo Beckett (senza la sua genialità e la sua sintesi) e i monologhi shakespeariani, una raccolta di tre testi che restituiscono alla prosa grande dignità umana ma davvero poco al cinema se non una sperimentazione linguistica condotta all’estremo.
Per chi ama il teatro è un titolo imperdibile, per chi invece preferisce il teatro nel cinema come perfetta unione di queste due arti meglio recuperare il bellissimo TEATRO DI GUERRA.
Andrei a vederlo a teatro, non al cinema.
E' una gran dama del palcoscenico. Confesso... ahimè... di essermi addormentato mentre recitava, e non per colpa sua; del resto la lentezza del film non aiuta se sei stanco...
Mi è piaciuta parecchio, mai così tanto. A teatro sembra un'altra, molto trattenuta.
Inutile parlare bene. E' straordinario, il migliore del gruppo: la sua genuinità, senza forzature o istrionismi, travalica il concetto di recitazione, e dà nuove sfumature al termine immedesimazione.
Pura teatralità e manierismo, ma condotta sul filo della grandezza. E' una grande attrice.
Esordiente: punta sul minimalismo, sulla manipolazione della luce, risalta i momenti più importante dei singoli soliloqui. Un adattamento significativo che sa equilibrare fedeltà (maniacale) ai tre testi e ottime personalizzazioni. Ogni regista che vuole seguire queste due direttrici, dovrebbe tenerla a mente.
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