Regia di Brad Anderson vedi scheda film
“È questo il problema. Non riesco a dormire. Non c'è niente da fare.”
“Non ti preoccupare, tesoro. Tutti soffrono d'insonnia, ogni tanto.”
“Stevie, io non dormo più da un anno.”
Trevor Reznik (Christian Bale) è un operaio metallurgico provato da tempo da una grave forma d'insonnia. Allampanato e debilitato, passa le sue notti in compagnia della prostituta Stevie (Jennifer Jason Leigh), con cui intrattiene ormai una relazione affettiva vera e propria, oppure al bar del vicino aeroporto a sorseggiare un caffè e a chiacchierare con la barista Maria (Aitana Sánchez-Gijón).
Un giorno, distratto da un gesto del misterioso collega Ivan (John Sharian), Trevor combina un disastro sul lavoro, provocando l'accensione di una fresa durante una manutenzione: la distrazione costa il braccio sinistro a Miller (Michael Ironside) e causa un crescente senso di colpa e di isolamento già nascosto e sopito sotto la pelle di Trevor.
Visto con sospetto dai compagni di lavoro, non fosse altro per il fatto che la ditta non ha nessun operaio di nome Ivan fra i suoi dipendenti, Reznik cerca di uscire da questa brutta situazione dando una scossa alla sua vita personale, ma anche i suoi rapporti con Stevie e Maria diventano presto segnati dalla paranoia, che si fa strada nella sua mente fra le apparizioni inspiegabili di Ivan, i rinvenimenti di post-it col gioco dell'impiccato sul frigorifero e altri accadimenti di dubbia natura.
Se una macchina o un corpo non funzionano più, dev'essere successo qualcosa al perno, alla centralina e dunque alla mente...
Prima produzione europea, per l'esattezza spagnola, per Brad Anderson dopo il fiasco commerciale del pur convincente “Session 9”, “L'uomo senza sonno” è un thriller psicologico ben sceneggiato dall'allora sconosciuto Scott Kosar, studente della UCLA School of Theater, Film & Television, ma è soprattutto un film magistralmente diretto da un sicurissimo Anderson, che già nel suo thriller precedente aveva dimostrato di essere in grado di gestire la tensione e l'ambiguità anche in condizioni di budget di certo non eccezionali.
A onor del vero, qualche indizio viene disseminato con fare quasi generoso e qualcosa si può prevedere fin troppo presto, ma la vicenda a spirale (oppure, alla fin fine, circolare?) di Reznik è condotta davvero bene, risolvendosi in un crescendo continuo di alienazione e follia, a cui concorre anche il contributo visivo della fotografia, curata da Xavi Giménez e innaturalmente innestata su toni di un grigio desolato e metallico.
Impossibile poi non sottolineare i meriti di un Christian Bale che ha perso 28 chili per interpretare questo ruolo, reso in maniera impressionante, disperata, maestosa nella sua diafana fragilità.
Questo film “tradisce” un certo numero di influenze cinematografiche (e non solo): “L'inquilino del terzo piano” di Polanski, in parte anche “Spider” di Cronenberg e “Memento” di Nolan. Ma, vista anche la buona riuscita di “Session 9”, quelle che potrebbero sembrare scopiazzature hanno più il sapore di omaggi rivisitati da Anderson, filtrati attraverso un suo gusto personale per il senso rivelatore delle immagini e una certa perizia, sia narrativa, sia tecnica.
Nonostante una certa scontatezza, “L'uomo senza sonno” è uno dei migliori esemplari moderni di un genere che ha spesso regalato episodi deludenti.
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