Regia di Brad Anderson vedi scheda film
Questo film non è il solito thriller, la solita ghost story, e ciò che vedi non è ciò che sembra. Esattamente come a Trevor Reznik, il protagonista, sembra di vivere le sue visioni, il regista inganna lo spettatore. E' l'inganno della mente, la sua complessità e le difese che adotta al presentarsi di situazioni sconvolgenti. E' un film sulla mente, quindi, la parte razionale che difende lo "status", la normalità della vita in un istinto di sopravvivenza estremo ed autodistruttivo. La parte irrazionale o coscienza che cerca nonostante tutto di avvertire, di proiettare messaggi attraverso le crepe che di volta in volta il protagonista lascia aprire, inconsciamente, per salvarsi. Reznik non dorme, sospeso in una situazione irrisolta e tesa, il corpo crolla, dimagrisce in maniera impressionante, lo scudo fisico cede alla pressione interna di un trauma violento e semplicemente rimosso non metabolizzato. La spiegazione dell'enigma è estremamente semplice e "normale", quindi terribile. Il film è costruito bene, gli incastri funzionano, la tensione si avverte, ma senza eccedere in banalità o facili spaventi. Il generale senso di disastro imminente è sottolineato dall'interpretazione e dalla trasformasione fisica, incredibile, di un C. Bale mai così ispirato e dolente e da una J.J. Leigh misurata e espressiva.
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