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L'uomo senza sonno

Regia di Brad Anderson vedi scheda film

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La recensione su L'uomo senza sonno

di giancarlo visitilli
4 stelle

Da due mesi, circa, “non dormo da un anno” pronunciata con la voce biascicata è motivo di terrore fra molti, adulti e bambini, compresa la grande massa che ormai festeggiano la notte di halloween come il natale. Colpa dei trailer in tv, ma soprattutto quelli trasmessi dai grandi network radiofonici, che fan passare, in maniera molto furbesca ed erronea, una frase come emblematica di tutto un film. Ma non è così (quasi) mai. Neanche nel caso del brutto film di Brad Anderson, suo secondo lungometraggio, L’uomo senza sonno (certo che ci vorrà ‘na fantasia nella scelta dei titoli: tutti uomini a cui manca qualcosa, dal volto al passato!).
Infatti, Trevor Reznik non riesce più a dormire da un anno. Il suo aspetto fisico sarebbe stato l’ideale per un film dal titolo “l’uomo senza fame”. Christian Bale è dimagrito di trenta chili per interpretare questo film. Uno spettro più che un uomo, dal peso di circa 40 chili, il quale, però, riesce a sopportare, in modo veramente surreale, i durissimi ritmi della fabbrica presso la quale lavora. I suoi colleghi lo guardano con sospetto, specie dopo un incidente sul lavoro in cui Trevor rischia di uccidere uno di loro, perciò iniziano a fare di tutto perché il sospetto collega se ne vada. Trevor, che già si sente in colpa per l’incidente, comincia a sviluppare un forte senso di persecuzione: crede che intorno a lui si stia sviluppando una congiura per punirlo del suo errore. Nel suo appartamento compaiono misteriosamente degli appunti, quasi degli indovinelli e l’unico collega con cui l’uomo aveva legato sparisce nel nulla e gli viene detto che non è mai esistito. E’ tutta una manovra contro di lui, o è impazzito? Trevor cerca di comporre i pezzi del puzzle e davanti ai suoi occhi si va delineando una realtà agghiacciante.
Un thriller psicologico, acclamato da certa critica. Vabbene, ma considerare l’Oscar per Bale, sarebbe troppo! Come si può affermare che L’uomo senza sonno sta tra Kafka e Polanski, se tutto, già dalla prima sequenza, è prevedibile? Dov’è l’incubo, il thriller, la suspanse, l’’insonnia’? E’ vero, c’è il tentativo di Anderson di riprendere alcuni indelebili personaggi di film come Spider di Cronenberg, ma basta poco per discostarsene. Piuttosto è un film-clichè che va da Memento ad Insomnia, storie che si cominciano a raccontare partendo dalla fine. Ne L’uomo senza sonno degna di menzione è la fotografia grigio-verde, che interviene come elemento qualificante, rispetto alla narrazione, alienandone la stessa storia. Tuttavia, la vera musa alla quale Anderson si è ispirato, va individuata nella letteratura e in particolar modo in Dostoievsky (The Idiot), del quale, nel film, si colgono molti temi, da quello della colpa e del complotto, a quello della progressiva estraniazione del protagonista da una società che lui considera sempre più lontana e sempre più ostile.
Un pregio del film è che, almeno gli spettatori, per una buona mezz’ora del film, in sala dormono e, se svegli, ridono. Si, perché più che di un film thriller, si tratta di un laugher (dall’inglese: to laugh).
Giancarlo Visitilli

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