Regia di Guido Malatesta vedi scheda film
I cosacchi chiedono l'indipendenza dalla Russia; l'eroico Aquila nera è morto, ma un nuovo paladino si presta a condurre la sua gente alla libertà. Si tratta di Alessio, figlio di Aquila nera, che però molto presto incappa nella reazione del generale Volkonsky. Condannato a morte, Alessio sarà liberato solo grazie agli intrighi della bella Natascia, e potrà tornare a guidare i cosacchi nella loro battaglia.
James Reed, così viene citato il regista nei titoli di testa, è in realtà Guido Malatesta, già autore di una buona serie di pellicole d'azione, d'avventura e di cappa e spada; attivo dal 1956 (I miliardari), in dodici anni di carriera questo è il suo diciottesimo film. Cifre che danno anche la misura delle possibilità di questa ricostruzione storica non proprio significativa, di questo romanzetto in costume con sottotrama rosa e ideali decisamente spiccioli; realizzato con mezzi modesti, Il figlio di Aquila nera è un prodottino alimentare ben poco avvincente, palesemente confezionato alla buona e cercando di non fare danni evidenti (sceneggiatura del regista, di Gianfranco Clerici e di Piero Pierotti). Al di là della presenza di Dick Palmer (cioè Mimmo Palmara) nei panni del protagonista, e di quelle di Franco Ressel, Ivy Holzer, Ingrid Schoeller e Tullio Altamura, il nome che oggi colpisce di più fra quelli nel cast è senza dubbio quello di Edwige Fenech, neppure ventenne e ancora agli esordi, peraltro appena vista (in una parte più sostanziosa, però) nel precedente lavoro di Malatesta, Samoa regina della giungla, uscita qualche mese prima. E se la sua carriera stava per decollare, quella del regista era oramai agli sgoccioli; ma non per questioni artistiche, purtroppo: Malatesta infatti morirà nel 1970, a soli 51 anni. 2,5/10.
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