Regia di José Giovanni vedi scheda film
Alain Delon produce un film che apre una finestra sulla diffusione della droga fra i giovani e le sue nefaste conseguenze. Non tutto fila liscio, ma lo spettacolo c'è.
Josè Giovanni ha all'attivo buoni film, ma anche altri dove si vedono criticità e debolezze. Questo qui è uno di questi, forse per la presenza pervasiva di Alain Delon; non tanto come attore, veste in cui è molto bravo, ma come co-sceneggiatore e produttore. È infatti mio sospetto che le incongruenze e i punti irrisolti della tematica e dei personaggi siano da ascrivere a lui, che certo non è noto per le sue abilità di scrittura e sceneggiatura. Ma non potevano neanche dirgli di no, avendo finanziato lui tutta l'operazione....
La pellicola punta a stigmatizzare la diffusione della droga tra le giovani generazioni, con l'annesso sottobosco di piccoli spacciatori, dietro ai quali ci sono i grandi pescecani. Tuttavia, il personaggio del figlio è irrisolto e poco definito, sia nei suoi rapporti con la droga che con il padre, e questo anche per incapacità attoriale. Paradossalmente, sono più efficaci i due ragazzi “tesori di mamma” - i quali compaiono in scena per un paio di minuti - che derubano il padre, incapace di difendersi, e disgustato dalla sua stessa arrendevolezza. Sono ben riusciti anche l'orologiaio e la moglie, i quali sono anche un ritratto di quella che qualcuno definisce la “banalità del male”. Abbastanza interessante, comunque, è la rappresentazione di amore paterno da parte di un uomo che ha cambiato vita, e vuole che il figlio abbia a tutti i costi una vita normale. È quindi quasi un paradosso che per raggiungere ciò egli si riassoci con i vecchi complici. E Delon ne dà un ritratto convincente.
Non posso fare a meno di menzionare due sequenze con evidenti errori di montaggio, sicché non si capisce a colpo d'occhio cosa stia succedendo: cioè l'omicidio del poliziotto, e la colluttazione con alcuni giovani e l'inseguimento per le vie della città.
Il film, comunque, si segue volentieri, sia per il mostro sacro Delon, che per il buon ritmo che possiede. Bello il finale.
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