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The Driller Killer

Regia di Abel Ferrara vedi scheda film

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La recensione su The Driller Killer

di OGM
8 stelle

Il primo lungometraggio di Abel Ferrara è un bozzetto underground di grande carattere, in cui l’imperfezione formale è l’impronta della creatività artistica e della libertà di essere diverso. C’è già, in questa opera d’esordio, la spregiudicata volontà di cavalcare la bruttura come il marchio visivo dell’indipendenza, di un modus vivendi alternativo portato alle estreme conseguenze. L’incubo diventa realtà non in virtù delle fantascientifiche magie dell’horror, bensì perché è messo in pratica dalla temeraria iniziativa della persona che lo ha inventato, un genio deviato e ribelle oltre ogni limite.  Non è un caso se il protagonista di questo film, un sadico serial killer che uccide le sue vittime perforandole con un trapano elettrico, è inizialmente, solo un pittore fortemente visionario. Le allucinazioni, che egli trasferisce col pennello sulla tela, si spostano, d’un tratto, su un attrezzo ben diverso, che agisce direttamente sulla carne umana, sostituendo gli schizzi di sangue alle tracce di colore ad olio. L’idea di fondo è che la fantasia e l’emotività umane possano esprimersi in rabbia e disordine, anche quanto non seguono la strada estemporanea dell’impulso, bensì imboccano un percorso razionalmente programmato ed articolato in precise procedure tecniche, come quello previsto dalle diverse forme d’arte: il suono del rock e i disegni dei graffiti sono solo apparentemente fatti, rispettivamente, di rumori e di scarabocchi, perché l’irregolarità, l’asprezza e la frenesia sono componenti stilistiche studiate ad hoc, e funzionali agli scopi innovativi e provocatori di un determinato progetto estetico. Così anche Remo Miller compie la sua missione assassina secondo uno schema scrupolosamente preparato, che va dall’acquisto di un generatore di corrente portatile, alla scelta accurata delle circostanze in cui colpire, fino ad un certo gusto coreografico nell’esecuzione dei suoi delitti; lo sviluppo del suo piano criminale segue la stessa dinamica dell'ispirazione artistica. Lo spirito che  lo anima è quello del dire attraverso il fare, che diventa un principio assoluto e non esclude nessun tipo di azione, nemmeno le più cruente: il desiderio di manifestare il suo pensiero, la sua personale visione del mondo prevale su ogni altra cosa, prescindendo dalla distinzione tra il bene e il male, e travalicando brutalmente i confini del lecito. The Driller Killer immerge nel milieu metropolitano - destinato a divenire l’ambiente prediletto di Abel Ferrara – il fermento “malato” di un individualismo che si trasforma in una violenta hýbris: un peccato mortale diretto non contro la legge divina, bensì contro i più elementari fondamenti dell’umanità.   

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