Regia di George Cukor vedi scheda film
Non è proprio la prima versione di È nata una stella, ma racconta una storia abbastanza simile (che poi gli sceneggiatori del film di Wellman modificarono): una ragazza qualunque diventa attrice, resta affezionata (platonicamente) al regista che l’ha scoperta e che si sta autodistruggendo con l’alcool, suscita la gelosia del marito che la abbandona. Dopo il suicidio del regista (una scena quasi onirica, a raffigurare il suo delirio mentale) la coppia si riconcilierà, in una specie di lieto fine che non dissipa l’alone tragico della vicenda. Oltre ad appassionare, il film ha il merito di essere una delle prime riflessioni di Hollywood su sé stessa e sulla sua metamorfosi da fabbrica di sogni a covo di spettri: non siamo ancora dalle parti di Viale del tramonto, ma ci stiamo avviando.
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