Regia di Renny Harlin vedi scheda film
Deludente prequel del capolavoro di William Friedkin
Siamo negli anni ’50, il giovane prete Lankester Merrin in preda ad una profonda crisi esistenziale e religiosa, in seguito agli orrori cui ha assistito durante l’occupazione nazista e dopo essere stato involontario testimone, delle atrocità perpetrate durante la seconda guerra mondiale, si unisce a un gruppo di archeologi che lavorano per un collezionista. Costui fa sapere a Merrin di aver fatto una scoperta sensazionale, nella regione del Kenya, durante gli scavi, ha ritrovato una chiesa cristiana bizantina di 1500 anni. Da incarico al prelato di reperire una reliquia, che raffigura un demone mitologico assiro, Pazuzu. A questo punto si scatena l’inferno, letteralmente. Dopo che Merrin è arrivato in Kenya, si accorge con sgomento, che la popolazione locale è spaventata da ciò che accade sia fuori che dentro questa chiesa “maledetta”. L’archeologo che curava gli scavi è impazzito, terribili iene assaltano il villaggio uccidendone gli abitanti, alcuni membri della spedizione accusano strane malattie cutanee mentre altri a volte sono preda di attacchi epilettici. Merrin insieme alla dottoressa ebrea Sarah Novack cerca di capire cosa sta succedendo, mentre al villaggio e nella cripta della chiesa, fa ritorno la statua di Pazuzu: il dio alato che orami nella saga de L’Esorcista è identificato come il demonio e finalmente l’arcano si disvela: la chiesa era stata a suo tempo costruita allo scopo di imprigionare il demone assiro, che ora è libero e a caccia di corpi da possedere. Merrin effettuerà il suo primo esorcismo e s'impegnerà nella sua prima prova di forza, con questa incarnazione di Satana, che da qui in avanti lo perseguiterà. Con questi presupposti, il film avrebbe avuto in teoria, le carte in regola, per poter emulare, non certo eguagliare, la grandezza del suo illustre predecessore, ma l’operazione fallisce miseramente, la prima parte del film è piuttosto monotona, quando poi finalmente entra nel vivo, è ancora peggio, proponendo solo una disordinata accozzaglia di scene scabrose e sgradevoli. Le atmosfere e le scenografie, sono stilisticamente discrete, con una buona ambientazione, resa tetra e lugubre dalla scenografia di Stefano Maria Ortolani e soprattutto dalla efficace fotografia del maestro Storaro e potevano costituire il pezzo forte, ma non vengono minimamente sfruttate, unica nota positiva la buona caratterizzazione del personaggio di padre Merrin.Il film ha preso vita da un soggetto a firma di Caleb Carr e William Wihser ,i produttori della Morgan Creek, che in prima battuta, avevano affidano la regia del film a Paul Schrader,che pare avesse fatto un ottimo lavoro, per poi cambiare idea e decidere di far interamente rigirare il film da Renny Harlin regista da videoclip, che ha fatto riscrivere il copione, con esiti disastrosi.
"L’Esorcista – la genesi" è un film deludente, che non riesce minimamente ad avvicinarsi, al suo antesignano del 1973. Lontanissimo dall’introspezione psicologica di William Peter Blatty, l’autore letterario e dalle finezze del regista William Friedkin, del primo indimenticabile capitolo. Figlio della moda del momento a Hollywood, girare inutili prequel, noiosi seguiti e ridicoli remake. Il filone è da tempo saturo e troppo inflazionato, ci vogliono idee e soggetti nuovi.
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