Regia di Eytan Fox vedi scheda film
Una patacca, ben confezionata, sempre patacca resta. Camminando sull'acqua sembra avere tutti i pianeti allineati per piacere. Piacere al cinefilo integralista per il quale un film israeliano è degno di visione a prescindere. E allo spettatore meno scafato, al quale l'ennesima versione dell'archetipo nemici-che, miracolo!, diventano-amici non ricorderà altre mille diverse declinazioni filmiche, ma sembrerà il massimo dell'originalità perché questa volta lo sfondo è il Mare di Galilea. E poi la sceneggiatura sapientemente - ma non sapidamente - piaciona, la colonna sonora che ci mette del suo (Nashki oti / Kiss me di Sivan Shavit https://www.youtube.com/watch?v=uzSMpcxdoRo è la vera scoperta del film, Tunnel of Love di Bruce Springsteen la puoi appiccicare dappertutto ché ti nobilita persino Bombolo...). Poi, però, certe perplessità rimaste latenti al momento della visione tornano alla mente quasi per caso. E ti sorprendi allora a chiederti che cavolo c'entri il conflitto israelo-palestinese se non come sfondo pietistico, o la tensione tra omofobia e omofilia (ed è tutto da provare che tale tensione esista e che sia un tema portante del film). Ti chiedi quale sia il messaggio insito nell'omicidio del nonno nazista per mano del nipotino politicamente corretto, o nel suicidio della moglie del protagonista perché, udite udite, "tutto quello che tocchi muore", roba che manco Steven Seagal. Troppa grazia, sant'Antonio? Tranquilli: il lieto fine è lì, come una parrucca posticcia. Di colpo, tutto l'irrisolto si risolve, e possono partire gli applausi.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta