Regia di Daniele Gaglianone vedi scheda film
Dopo l’emozionante e bellissimo viaggio tra l’esperienza partigiana e quella del nostro presente raccontata nel film d’esordio “I nostri anni”, Daniele Gaglianone ritorna dietro la macchina da presa per raccontare in “Nemmeno il destino” lo straziante e doloroso percorso di maturazione di giovani ragazzi – fra i 15 ed i 17 anni – alla ricerca di un proprio posto nel mondo, di un’oasi fra le macerie di esistenze quotidiane sottomesse. E lo fa con uno stile asciutto e rigoroso che “puzza” di cinema in ogni singolo fotogramma di un film che diventa “una rabbiosa elegia, un pianto gridato, un urlo silenzioso e muto contro i fantasmi del passato ed i mostri del presente” (con queste parole Gaglianone ama definire il suo film). Le storie di Alessandro, Ferdi e Toni (interpretati “neorealisticamente” da attori alla prima esperienza cinematografica), compagni di scuola in una città post (ma forse sarebbe più giusto scrivere ex) industriale – fotografata con passione e potente carica emotiva e cifra stilistica dal bravo Gherardo Gossi – sono il diario di bordo di una gioventù in doloroso viaggio e coraggioso tentativo di una riconciliazione con la loro vita percorsa da tragici eventi che alla fine marchiano a fondo il cuore e l’anima di personaggi fotografati nel disperato tentativo di ritrovarsi. E se le pagine del libro omonimo di Gianfranco Betti da cui il film è tratto poeticamente raccontano e suggeriscono evocativamente di queste ardue imprese, le potenti immagini di Gaglianone rivelano invece sfacciatamente capitoli di vita quotidiana e familiare dove i cocci e le macerie di esistenze al limite testimoniano di una gioventù in difesa e lotta con il mondo intero.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta