Regia di David Lean vedi scheda film
Mr. McCardle: «Lei sta approfittando della sua tonaca, padre!»
Padre Collins: «È per questo che è fatta!»
Criticato da più parti per l'eccessiva magniloquenza, forse anche da coloro che avevano incensato Lawrence d'Arabia e Il dottor Zivago, tanto che il successivo film di David Lean sarà realizzato soltanto nel 1985 (nello stesso 1970, per il fallimento del suo Dodes-ka-den, Akira Kurosawa tenterà addirittura il suicidio), La figlia di Ryan non è da bocciare in toto. Ambientato nell'Irlanda rurale durante il periodo della famosa rivolta di Pasqua del 1916, che vide Dublino insorgere contro il dominio inglese, il film di Lean è il solito spettacolone lungo e ben confezionato, che intreccia sapientemente episodi storici e vicende private. Qui si tratta, in particolare, della figlia di un taverniere d un villaggio sulla costa irlandese (Sarah Miles lei, Leo McKern lui, entrambi molto bravi), la quale sposa un maturo maestro elementare già vedovo e poi lo tradisce con un giovane ufficiale inglese, reduce dal fronte occidentale della Grande Guerra, mandato a comandare la locale guarnigione. Il padre - il Ryan del titolo - in fama di patriota irlandese, è in realtà un delatore della polizia inglese e si troverà nella condizione di dover decidere se perdere sé stesso oppure tradire i ribelli irlandesi che stanno aspettando sulle scogliere un carico di armi inviato dalla Germania, allora in guerra con l'Inghilterra (la situazione bellica spiega anche la particolare durezza della repressione da parte degli inglesi).
Chi cerchi nel film i rovelli religiosi e psicologici del Traditore (1935) di John Ford è fuori strada, ma lo spettacolo, secondo me, funziona dal punto di vista sia storico che puramente narrativo, anche per la costruzione quasi perfetta di un microcosmo nel quale domina l'autorità morale del prete cattolico, quel padre Collins (un ottimo Trevor Howard) che, come ho riportato all'inizio del mio commento, non ci pensa due volte a servirsi della propria tonaca per prendere a pugni i parrocchiani più ipocriti e bacchettoni.
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