Regia di Frédéric Schoendoerffer vedi scheda film
La Directions générale de la sécurité extériore, detta semplicemente dgse, È la cia francese. E come lavorano gli agenti segreti d’Oltralpe? Come tutti gli altri, presumibilmente: nell’ombra, facendosi pochi scrupoli, piegando gli imperativi morali alle esigenze della realpolitik. Ma è il fattore umano che a volte frega le spie. Succede ai grandi capi della Sécurité quando imbrogliano due loro agenti, Georges (Vincent Cassel) e Lisa (Monica Bellucci), dopo che hanno fatto il classico lavoro sporco in barba a tutti, Cia compresa, da qualche tempo “competitor” della Francia nel grande business internazionale. Lisa finisce in carcere e Georges, a piede libero, si trasforma inaspettatamente in una mina vagante pericolosa per tutti. Di film come questo, che raccontano storie alla “tre giorni del Condor”, ne abbiamo visti a centinaia. Ma il regista Frédéric Schoendoerffer trova una chiave stilistica originale. Il film è spaccato in due parti: nella prima assistiamo alla preparazione di un attentato da parte di Georges, Lisa e due “coadiuvanti”. Una glaciale messa in scena degli eventi che qualcuno ha definito, “protestante”. L’economia dei gesti degli agenti segreti, che parlano poco, vedono tutto ma guardano solo l’essenziale, valorizza al massimo l’azione, scarnificandola fino all’osso. Nella seconda parte, quando le due spie si trovano nei guai e cambia il contesto, è ancora una volta l’equilibrio della regia a rendere bene la suspense delle situazioni, l’ossessione di un controllo implacabile che pare non lasciare un attimo di tregua ai personaggi. Anche nel sonoro. Il persistente rumore che si sente solo nelle inquadrature in prigione sembra quello di un “occhio” a circuito chiuso che tutto vede e tutto registra. Non che manchino gli intoppi, in questo film. Ad esempio c’è una voragine di sceneggiatura nella prima sequenza, quando Charles Berling semina i pedinatori e subito dopo si ritrova da loro inseguito in aperta campagna. Che sarà successo, in mezzo? Anche l’uso del digitale è a volte ridondante. Tutto sommato, però, le cose affascinanti vincono ai punti sui difetti. E Vincent Cassel, perfetto per il ruolo e con una fisicità magnetica, è il degno erede di Belmondo.
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