Regia di Richard Fleischer vedi scheda film
C'è una fessura ambigua che attraversa molti film di Richard Fleischer: è l'ombrosa terra di nessuno in cui si muovono singole figure prive di classificazione, sul filo del rasoio tra onestà e furfanteria, ed invise alla giustizia come ai delinquenti. Anche il protagonista di "Bodyguard" corrisponde alla descrizione: la sua impresa solitaria è un misto di fuga e indagine, con cui cerca la salvezza per se stesso e la verità per il bene altrui. Lo scopo è legittimo, ma illegali sono i mezzi impiegati per raggiungerlo: al posto del coraggio c'è la spavalderia, e, al posto dell'acume, la furbizia. Se il protagonista Mike Carter non è il modello del poliziotto-eroe, non è, però, nemmeno il ladro gentiluomo, né il tipico mascalzone in uniforme. L'equidistanza da i due fronti non si traduce qui, banalmente, in un'equilibrata compresenza di bene e male: Carter è invece, semplicemente, un uomo della strada, che dalla strada e dai suoi frequentatori ha appreso la scaltrezza con cui uscire dalle situazioni avverse. Lui sa come cavarsela perché è avvezzo, per mestiere e per carattere, ad affrontare a viso aperto la realtà, sporcandosi le mani quando occorre. L'eroe, per Fleischer, è, ancora una volta, colui che, grazie alla propria abilità, riesce a uscire sano e vincente dal maledetto labirinto in cui la vita l'ha cacciato.
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