Regia di Christophe Barratier vedi scheda film
La “qualità francese” ha sfumature e tinte stabili (si potrebbe aggiungere scontate) quando si misura con il metro della nostalgia da grande schermo. Il “c’era “ una volta una Francia popolare, connotata da sentimenti semplici, da personaggi anonimi e garbati o antipatici e “cattivi” (consuete figure di contorno delle gloriose pellicole in bianco e nero), da una provincia sonnolenta, da sapori e atmosfere locali spesso coccola le platee d’oltralpe. Les choristes è un modellino artefatto di questa aria di un tempo che fu. Meglio se in un collegio, meglio se con dei bambini abbastanza difficili (secondo i pregiudizi dei benpensanti) meglio se il riscatto degli allievi passa attraverso la “buona educazione” di un maestro (Gérard Jugnot) finito anche lui nello stagno immobile della frustrazione. Il “capitano” di questi ragazzini, discoli da zero in condotta, utilizza il canto e la formazione di un coro per afferrare l’attimo fuggente, l’arrivederci, a ciglio umido, ai suoi ragazzi. Il film non è molto originale e non ha alcuna energia di scrittura e di messa in scena per distinguersi nel filone dei film d’ambientazione scolastica. Ha avuto un ragguardevole successo sul mercato domestico ed è stato candidato dalla Francia per partecipare alla maratona per la conquista della nomination all’Oscar come miglior film straniero.
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