Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film
https://www.youtube.com/watch?v=HHo9o-qmz8I
Un simbolismo profondo come le radici dell’America - quelle che affondano nella tradizione contadina di frontiera, dai primi esuli coloni dei Mayflower in poi - pervade l’opera tutta e, stavolta più che mai, rappresenta il punto di forza del film di Shyamalan.
Una paura aleggia nell’aria: è un sentimento che afferra le viscere di tutti i giovani del villaggio e li soggioga in uno stato di passiva prostrazione. Li educa all’obbedienza e garantisce loro l’incolumità fisica (e psichica). Chi ne invoca l’immunità, infatti, ne paga le conseguenze. Il Male profana quel piccolo Eden; evade costrizioni e barriere che la paura aveva eretto a salvaguardia di tutti e immette un sentimento nuovo (anche se, per vero, nient’affatto sconosciuto): ignobile, rosso, dolore.
Urge un rimedio e alla svelta: gli “anziani” conoscono il da farsi; solo un atto d’Amore può cauterizzare le ferite inferte e ricacciare il Male nelle oscure latebre da cui è scaturito. E’ una decisione difficile, che può mettere a repentaglio le loro esistenze tutte, ma, alla fine, il lasciapassare è concesso (e la salvezza, prossima). E’, però, una misura una tantum, eccezionale; troppo lancinante dolore ha rigato le gote degli “anziani” per smuoverli dalla convinzione che il Male alberghi altrove e che solo la paura per un Male “altro” possa, quanto meno contenere, il Male “dentro” di noi …una convinzione che la cecità della volenterosa protagonista trasformerà in certezza.
Come si sarà capito, se, contenutisticamente parlando, il film è di alto livello, il problema semmai attiene la forma.
La regia è un po’ troppo ingessata anche per un film che non ambisca a suscitare paura tout court (cosa, comunque, già di per sé difficile da digerire) e, laddove è certamente buona l’idea di dare maggior risalto a due tonalità cromatiche in particolare (per via dei rispettivi significati simbolici), l’impressione è che queste rimangano ugualmente desaturate dal pallore dei filtri della cinepresa. La colonna sonora poi, pur ottima, si assenta un po’ troppo spesso e l’attesissimo colpo di scena finale trascura del tutto di risolvere le più o meno piccole incongruenze nella sceneggiatura, così da stemperarne l’effetto sorpresa.
Buon film, ma, con un po’ di cura in più, il risultato avrebbe potuto essere decisamente migliore.
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