Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film
Una comunità rurale americana del XIX secolo è minacciata da strane e sanguinarie creature che vivono nascoste nel bosco che la circonda. Ma i misteri non mancano anche all’interno del villaggio…
Perdersi tra le lentiggini di Bryce Dallas Howard è facile. Grazie ai suoi tratti (non ancora) da sirena, il nasino d’oltralpe, il volto affilato e lo sguardo latente. E i capelli ? Boccoli di fiamma tenue, che ti bruciano a fuoco lento. Come consumeranno il giovane e taciturno Lucius, geneticamente incapace di manifestare i suoi sentimenti. Meno facile sarà venire a capo del quadro puritano del regista anglo indiano, specialista in ribaltamenti finali che sconvolgono lo “status quo” di quasi tutti i suoi film. Qui il mistero si risolve gradatamente, con “dolcezza”, tra accenni svagati e silenzi pieni. Shyamalan, d’altronde, amministra la tensione come pochi altri e ti fa sobbalzare (apparentemente) per un nonnulla, gestendo i “thrilling moments” con visuale all’indietro, di lato o dall’alto, a margine di quadri fiamminghi oscuri con improvvise esplosioni di colori buoni o cattivi (il giallo e il rosso); e repentine e inspiegabili esplosioni di violenza mostrate di passaggio o dietro porte chiuse. Perché non ci si può nascondere dalla violenza: essa ti cerca, ti sfiora e alfine, forse, ti trova. Tutti gli interpreti principali si fanno carico dell’umore shyamalaniano e recitano per sottrazione (a parte la Howard e, a volte, William Hurt), forse con un po’ troppa affettazione (soprattutto Joaquin Phoenix) ma in maniera convincente e corroborante di un racconto gotico a tratti molto suggestivo.
Oscura.
Presente.
Dirompente.
Criptico.
Imprevedibile.
Combattuto.
Devota.
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