Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film
Una comunità ristretta e autosufficiente viene mantenuta compatta dalla paura del mondo esterno: una paura indefinita, solo apparentemente motivata dai rumori provenienti da oltre l’alta cerchia degli alberi e da misteriose creature delle tenebre che ogni tanto imperversano nel villaggio. Tutti sanno che il rosso è il colore del male: non bisogna versare sangue per nessun motivo. Alcuni giovani cominciano però a mostrarsi insofferenti di tanti divieti e tanti misteri, e un giorno si presenta la necessità di mandare qualcuno nel mondo di fuori: per la missione viene prescelta una ragazza cieca. Il regista ha apertamente avallato un’interpretazione politica: il film è stato concepito sull’onda emotiva dell’11 settembre e presenta un punto di vista interessante, da non americano trasferito in America, sulla paranoia di chi si sente in una cittadella assediata dalle forze del male ed è pronto a fare qualunque cosa per difenderla. Sul piano metaforico, che peraltro non è invadente, il film funziona benissimo. Sul piano reale, invece, richiede una sospensione della verosimiglianza ben superiore al normale: come è possibile che un gruppo di persone si trasferisca all’interno di un parco naturale e ci viva senza che nessuno se ne accorga? tolti gli adulti, che hanno preso la decisione, e tolti i neonati ancora inconsapevoli, che ne è degli adolescenti pieni dei ricordi della loro vita passata? Inoltre, siccome da Shyamalan ci si aspetta un colpo di scena finale che cambia le carte in tavola, devo dire che fin dall’inizio ho intuito che i personaggi, nonostante gli abiti ottocenteschi, in realtà sono nostri contemporanei; e, quando dai loro racconti è emerso che ognuno aveva subito la perdita di un parente per morte violenta, ho anche capito il perché della loro scelta. Resta comunque un'opera affascinante.
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