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The Village

Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Village

di scandoniano
8 stelle

L’ultima fatica di Shyamalan è uno straordinario capolavoro di allegoria. Il film presenta le terrificanti atmosfere dei tre precedenti lavori del regista indiano, ma il film deluderà senz’altro chi s’approccia a guardarlo cercando al suo interno i mostruosi incubi de “Il sesto senso”. Il film infatti non è un horror, né un thriller. È una classica favola nera che dimostra molto rispetto per lo spettatore, lasciandogli la possibilità di cogliere i significati più o meno velati del villaggio e dei suoi abitanti. La trama parla di una comunità contadina piuttosto isolata, separata dalla città da un bosco infestato di bestie sanguinarie. All’inizio ci viene descritta la vita agreste e il rapporto, molto importante, con la natura. Ma con l’evolversi degli eventi le cose cambiano di gran lunga ed il solito finale alla Shyamalan, oramai un maestro nello sconvolgere le più consolidate certezze dello spettatore, rimette tutto in gioco. Non solo suspense insomma per il sempre più valente Shyamalan, bravo 3 volte a produrre, scrivere e dirigere un film di ottima fattura.
Diciamo pure che il taglio fornito alla rappresentazione delle vicende non è digeribile da tutti gli stomaci. I primi minuti sono particolarmente lenti, sofferti, ed ad essi non tutti sopravviveranno. Ma se si ha la pazienza di attendere quando la tensione sale, certamente non ci si pentirà di aver speso poco più di 90’ del proprio tempo per questo film.
Gli attori sono veramente in stato di grazia. In particolare la protagonista Bryce Dallas Howard, Joaquin Phoenix, ma soprattutto il sempre più bravo Adrien Brody, nelle vesti di un ragazzo ritardato vero fulcro della vicenda. I colpi di scena ci sono, seppur non preponderanti, ma colpisce soprattutto la grandissima capacità di Shyamalan di restituirci l’humus culturale di una comunità sui generis e soprattutto, tecnicamente, il modo di maneggiare la macchina da presa, piazzata sempre nel posto ideale.
Sulle allegorie non si può dire più che della trama. Ognuno, come detto, può trarre le proprie conclusioni, purché queste vengano tirate dall’uscita dalla sala il poi.

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