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Gangsters per un massacro

Regia di Gianfranco Parolini vedi scheda film

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La recensione su Gangsters per un massacro

di mm40
3 stelle

Montreal: Arthur va alla ricerca di Robert, suo fratello gemello, che è in possesso del malloppo di una grossa rapina compiuta tempo addietro. Sulle tracce del criminale ci sono sia la polizia canadese che quella americana, ma l'unico che sembra avere chiare le idee è il detective privato Joe Walker.


Non c'è nulla di originale, nulla di eccezionale, nulla di preoccupante, nulla di particolarmente disprezzabile in questo thriller/spy movie che si inserisce nella scia dei successi delle pellicole di James Bond agente 007; Gangsters per un massacro fa parte inoltre della saga dell'investigatore privato Joe Walker (nome in codice: Commissario X) e infatti esce in Germania col titolo Kommissar X - Drei blaue Panther. La Germania (ovest) è del resto uno dei tre Paesi che coproducono il lavoro insieme all'Italia e al Canada, terra in cui è stato effettivamente girato durante l'Expo del 1967. Niente di che, si diceva, ma neppure una pellicola da buttare: Gianfranco Parolini (alias Frank Kramer) mette in scena una storia di azione, intrighi e battute a effetto (memorabile quella del cervello come un gruviera) assolutamente gustabile se si è in cerca di un'ora e mezza di intrattenimento senza troppi fronzoli; i limiti dell'operazione, d'altronde, sono chiari fin dall'inizio: il budget è ridotto ma viene utilizzato molto bene, gli interpreti non sono fenomenali, la trama è fumettistica alla massima potenza, sfruttando peraltro il classicissimo cliché del gemello identico e dello scambio di persona. Ancora una volta a vestire i panni del detective Joe Walker c'è Tony Kendall, al cui fianco qui troviamo, oltre all'immancabile Brad Harris (il poliziotto americano Tom Rowland), Erwin Strahl, Erika Blanc, Franco Fantasia, Corny Collins e, in una parte minore, anche lo stesso Parolini/Kramer. Sceneggiatura di Robert F. Atkinson, Guenter Rudolf e Giovanni Simonelli, da un racconto di Paul Alfred Muller. Annotazione doverosa in chiusura: il titolo italiano non ha senso. Palesemente eccessivo. 3,5/10.

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