Regia di Peter Del Monte vedi scheda film
Meno pasticciato del solito, ma comunque non esattamente esaltante, questo lavoro di Del Monte (anche sceneggiatore, insieme a Sandro Petraglia e Silvia Napolitano, autrice del romanzo da cui il soggetto) è ricordato per due cose: per essere stato uno dei primi 'esperimenti' di ripresa interamente in digitale e, secondariamente ma certo non per importanza, per sfoderare un cast di tutto rispetto, con molti elementi internazionali: Kathleen Turner, Sting, Gabriel Byrne, Renato Scarpa, Angela Goodwin, Gabriele Ferzetti, John Steiner. In produzione c'è anche la Rai, i mezzi insomma ci sono, ma Del Monte rimane Del Monte: i suoi profili psicologici sono sempre tentativi maldestri di inquadrare un malessere che affiora troppo superficialmente per poter essere preso seriamente in considerazione (come si potrebbe invece fare per un Antonioni, un Ferreri, un Bellocchio, sebbene lavorino in maniera ben diversa fra loro); i dialoghi sono tavolta di una povertà biasimevole, ma per lo meno questa volta la recitazione funziona, poichè gli interpreti centrali sono tutti solidi professionisti. La Turner veniva peraltro da un paio di discreti successi commerciali (Il gioiello del Nilo e L'onore dei Prizzi); Sting era (anche) attore già da circa una decina d'anni ('scoperto' da Franc Roddam per Quadrophenia, nel 1979) e si era ormai ampiamente emancipato dalla figura di giovane arrabbiato in odore di punk risalente proprio alla fine dei Settanta, agli anni in cui era leader - basso e voce - dei Police. Giulia e Giulia pecca soprattutto in banalità e lo dimostra già lo scialbo titolo, che è d'altronde azzeccato per un lavoro che ambisce a presentarsi quale modesto melodramma con piccole, piccolissime pretese di analisi psicologica femminile. 4/10.
Nel giorno delle nozze, in Italia, una donna americana rimane vedova per un incidente d'auto; torna a Trieste qualche anno dopo, ma la perseguita il (pur pacifico) fantasma del marito.
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