Regia di Randa Haines vedi scheda film
Non è un semplice film d’amore, anzi, al contrario del provocatorio titolo, è una esortazione a tutti affinché i portatori di handicap non siano considerati come Figli di un dio minore, e la bravissima Marlee/Sarah lo dimostra. E lo dimostra anche il fatto che poi i due attori si sposarono davvero.
Buona parte della critica lo giudicò un ottimo e ben interpretato film d’amore, invece è un film che ci racconta molto di più. Tratto da un’opera teatrale, giudicata più cattiva e incisiva della pellicola, di cui si nota parecchio l’impianto, l’ambientazione e i conseguenti dialoghi, il lavoro della regista quasi esordiente Randa Haines ci conduce nel mondo complesso e non facile degli ipo-udenti e, volendo, ipo in genere. Gli individui afflitti da queste menomazioni hanno ovviamente in fase di crescita un percorso diverso dagli altri bimbi e trascinano nella loro vita le difficoltà anche caratteriali che ne conseguono. Sarah è come un animale ferito che si aggira pochissimo nella giungla dell’umanità che è fuori e preferisce vivere la sua vita all’interno della scuola per sordomuti dove si occupa delle pulizie e ha ormai terrore, dopo esperienze assolutamente negative, di essere avvicinata da altri uomini. James però è una persona speciale e ha un modo tutto suo per insegnare, far amicizia e stare bene assieme agli studenti e degenti della scuola. Figuriamoci se non ha anche le chiavi per entrare sotto la scorza dura di Sarah. È qui il nocciolo del film: la difficoltà tra due persone così diverse ad innamorarsi; la distanza che sembra all’inizio incolmabile, almeno per lei; le complicazioni che devono superare per continuare a stare insieme.
Marlee Matlin era all’esordio e fu una scoperta entusiasmante per tutti. Piccola – almeno in confronto con il fisico del suo coprotagonista – e carina, nel film è una continua esplosione di vivacità attoriale, grintosa e indomabile, mentre, come a contraltare, il prestante e ancor giovaneWilliam Hurt adotta una recitazione pacata e piena di sorrisi, come a voler far passare il messaggio alla ragazza della sua totale comprensione e dedizione verso di lei. Il percorso narrativo delle problematiche scolastiche e del loro amore nascente è ben raccontato dalla regista (brava anche a non scivolare sul patetismo) e lo spettatore segue con ansia l’evolversi del sentimento tra i due. Se la carriera della Matlin, nonostante il meritato Oscar che ne seguì, si è sviluppato più in Tv che al cinema, William Hurt ha avuto una bella carriera e credo perfino non totalmente premiante. Arrivava dal suo primo film diretto da Ken Russell (Stati di allucinazione) e dal bellissimo – e purtroppo dimenticato dalla programmazione televisiva – Uno scomodo testimone che ne rivelò tutto il potenziale, essendo anche dotato del classico fisico di ragazzone americano.
Gran merito del successo poi è da riconoscere alla regista Randa Haines (che richiamerà Hurt nel successivo Un medico, un uomo) la quale esplora in modo mirabile il mondo silenzioso di Sarah, specialmente nella scena della piscina con James che può finalmente sperimentare di persona come la ragazza vive in quell’atmosfera ovattata.
Non è un semplice film d’amore, anzi, al contrario del provocatorio titolo, è una esortazione a tutti affinché i portatori di handicap non siano considerati come Figli di un dio minore, e la bravissima Marlee/Sarah lo dimostra. E lo dimostra anche il fatto che poi i due attori si sposarono davvero.
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