Regia di Jennifer Abbott, Mark Achbar vedi scheda film
Uno stupendo documentario, di quelli da far vedere certamente a scuola.
Lodevole il taglio scientifico, a vari livelli: dati rilevanti per economia, storia, sociologia, psicologia, si assommano in modo incontestabile, per offrire il quadro più fedele dei nostri tempi, da circa 45 anni: quello dello strapotere incontrastato (o quasi) del capitalismo, che doveva essere il trionfo dell’umanità e della persona, ovvero della libera estrinsecazione delle migliori possibilità umane, all’interno dell’affermazione di libertà e democrazia. E invece si dimostra, assi più, il contrario: una dittatura dolce, dove l’ingiustizia, i privilegi e la sofferenza ingiustificabile di molti sovrabbondano, per il solo interesse economico di pochissimi.
La disumanità di tale dominio è certificata anche a livello psichiatrico dal film, in modi inoppugnabili.
Il tutto nel silenzio dei media asserviti al mostro statunitense, che anche in ciò si conferma la peggior minaccia alla pace e alla giustizia globali, negli ultimi decenni in particolare.
Sono passati 19 anni, ma il mondo è ancora così, e peggio, controllato dall’avidità di pochissimi ricchissimi, che non si fermano neppure se devono fare crimini, al fine di avere ulteriore ricchezza, quasi sempre superflua. Tanto possono pagare fiori di avvocati e politici: in un modo o nell’altro, queste due categorie possono rendere legale ciò che è illegale, e che illegale sarebbe meglio per tutti che rimanesse. A ciò solo spesso sono funzionali queste due categorie, con il concorso di giornalisti e pubblicitari, che aiutano a rendere credibile agli occhi di tutti ciò che non lo è.
Altro merito del duo in regia, Achbar e Abbot (e dell’evidentemente geniale e salutare libro di Bakan da cui è tratto), è quello di aver presentato grandi figure di intellettuali e attivisti eticamente e politicamente impegnati: gli intellettuali Noam Chomsky e Howard Zinn, le attiviste Vandana Shiva e Naomi Klein, l’economista Rifkin, il regista Michael Moore. Ma vengono mostrati anche personaggi terribili, responsabili di tale degrado: come, tra gli altri, l’economista Milton Friedman, che ne è il principe.
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