Regia di Michel Gondry vedi scheda film
Michael Gondry supera se stesso e ci regala una pellicola che raccoglie tutte le essenze del sentimento in assoluto più complesso e meravigliosamente distruttivo: l’amore. Lui e lei si incontrano, si amano, ma sono piuttosto diversi e allora si lasciano. La più classica delle storie, finchè prima lei poi lui decidono di cancellarsi dalle reciproche memorie, salvo poi scoprire che ci sono ricordi che non vorremmo mai dimenticare. Jim Carrey, piuttosto credibile anche in questo ruolo non comico, lei è Kate Winslet, brava ma che dire brava è davvero riduttivo. In coppia sono stranamente piacevoli, si completano e/o si alternano in modo eccellente e sprizzano appartenenza da tutti i pori, con tanto di depressione, lacrime, gioie, dolori e sorrisi e tutto ciò che una relazione comporta. “Al cuor non si comanda”, sembra voler dire, in ogni sequenza, un inno all’amore, alle miriadi di sfaccettature che lo compongono. Attraente l’utilizzo dei Deja-vu per raccontare la storia dei due amanti e dei ricordi a loro collegati, come un puzzle che si compone pezzo dopo pezzo. Se la fotografia non è incisiva finisce per essere rilevante la colonna sonora, facendo anche capire l’incidenza della musica nella nostra vita. C’è pure Mark Ruffalo che non fa niente di eccessivo, il solito ruolo di contorno, come la presenza di Kirsten Dunst, meno pure quella di Elijah Wood. Visto che resto sempre dell’idea che un buon film debba lasciare dentro qualcosa, le lacrime e il nodo allo stomaco che regala questa pellicola è il sinonimo di buona qualità. Ottimo, da rivedere sempre con la stessa intensità, se non di più.
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