Regia di Michel Gondry vedi scheda film
Come sempre in un film sceneggiato da Charlie Kaufman, all’inizio sembra di stare dentro un giochino che mostra subito i suoi limiti e le sue velleità intellettualistiche. Come sempre, però, è bene aspettare (come sarebbe bene recuperare con un po’ di calma Il ladro di orchidee, sbagliato ma affatto interessante). Perché Eternal Sunshine of the Spotless Mind (splendido titolo, dai versi di Alexander Pope; il rifiuto a citarlo con quello italiano è assoluto) non è per nulla quello che appare. Sì, la storia è quella di un uomo, Joel, che, disperato per amore, decide di affidarsi a un’agenzia che cancella i ricordi, e che ovviamente si ritrova in una “nuova” vita in cui è arduo distinguere realtà, finzione, frammenti di passato e incubi. Il meccanismo appare chiaro, come d’altronde le intenzioni. Ma il film diretto da uno dei geni contemporanei del videoclip, che fa cento passi avanti rispetto al mediocre esordio Human Nature, dimostra un valore non prevedibile, che riguarda la persona: è un film sulla leggerezza della vita, intesa come mancanza di peso, di sostanza, inconsistenza. Di fronte a Joel, sta tutta la sua esistenza; di fronte a Joel, sta tutta la sua evanescenza. Il meccanismo dell’eliminazione della memoria serve a identificare una personalità e nel contempo un mondo. Che è di solitudine, di impalpabilità delle cose e delle esperienze. Se a Joel viene raschiata via la vita passata, non gli viene però negata la progressiva consapevolezza della propria illusorietà. Joel si ritrova davanti ad un’esistenza fatta di niente, costruita sulla transitorietà fallace, sulla trasparenza. E l’esistenza è la sua. La corsa di Joel contro la stessa memoria di sé trova infine un ostacolo insormontabile. Non si vuole rivelare più del necessario, ma è Mary che rilancia la storia e il film, con un gesto che è idea di sceneggiatura fulminante, e nel contempo durissimo colpo a una possibilità di soluzione. Eternal Sunshine of the Spotless Mind è destinato così a non trovare riposo. E quell’eterna luce di una mente immacolata (ma spotless significa anche, letteralmente, “senza luogo”) è come il candore di una cella imbottita. Tristezza inaudita.
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