Regia di Fernando di Leo vedi scheda film
Violenta pellicola del genere criminale italiano degli anni '70. È tra i migliori esempi di un genere povero, dove secondo me si brilla più che altro per pochezza altrui.
Secondo me Fernando di Leo è un regista non male, ma tuttavia sopravvalutato, soprattutto in anni recenti. E io sarei anche più cauto nel paragonare questo film col noir, specie quello classico americano.
Questa pellicola presenta una storia di mafia ambientata a Milano, dove non a caso tutti i personaggi sono siciliani. Quello che di fatto è il protagonista, cioè l'italo-tedesco Mario Adorf, è forse l'unico personaggio dotato di un briciolo di umanità; tutti gli altri sono cinici e spietati fino in fondo. Non c'è spazio per l'amicizia, la lealtà, la solidarietà anche nel crimine. Di pietà mai sentito parlare. Vige solo la legge del più forte, del potere e del denaro, e la vendetta è una legge ferrea nei confronti di chi sgarra. Nel caso del personaggio di Adorf è anche una smania incontrollata, un fuoco d'ira che divampa dopo aver subito una disumana ritorsione.
È una pellicola molto violenta, dove di sangue ce n'è poco, ma la violenza suggerita o mostrata è davvero molta. Oltre a ciò, benché priva di erotismo, essa è tuttavia molto ricca di nudi femminili, di cui ce n'è più che nelle commediacce di zie, soldatesse e infermiere di quegli anni.
La parte migliore del film è secondo me quella centrale, dove il protagonista deve fuggire perché braccato, e guardarsi dalle trappole che gli tendono in continuazione. Però l'inizio è un po' claudicante, e nel finale di Leo fa troppo uso dello zoom, al punto da sminuire del tutto l'ambiente circostante e da ottenere una narrazione un po' confusa con inquadrature parziali e appiattite.
Quanto agli attori, devo proprio dire che quelli bravi sono solo quelli di nome, cioè il già citato Adorf, il collaudato Adolfo Celi e la vecchia volpe Franco Fabrizi (come sempre in un ruolo di uomo viscido e ambiguo, molto ben interpretato). Gli altri, devo dire, a cominciare dai due sicari dell'inizio, sono piuttosto inespressivi. Idem per le donne, prodighe nel mostrarsi nude, ma non nel dare espressioni al proprio volto.
Di Leo si dimostra un buon direttore di scene d'azione, ma prima di parlare di un bel film riuscito nell'insieme, secondo me ce ne passa ancora. E poi, chi non regge un'automobile che maciulla persone vive o ne brutalizza i cadaveri, è meglio che si astenga. Io lo reggo, ma con lo stomaco contratto.
Una nota, infine sul restauro a cui è stata sottoposta la pellicola, credo un po' troppo disinvolto. Le immagini sono precise e pulite, ma secondo me hanno ritoccato i colori, sì da renderli troppo brillanti. Ne esce un'immagine che non è molto lontana da riprese digitali vere e proprie, un po' troppo, come dire, levigata ed elettronica. Inoltre, pare che abbiano aggiustato un pochino il formato, facendo perdere una strisciolina sopra e una sotto l'inquadratura. Infatti ho appena visto. che imdb.com dà come formato 1:66, cioè un po' più allungato del 1:78 del 16/9. Non si perde abbastanza dell'inquadratura, comunque, da mettere fuori campo le numerose pubblicità di alcolici, da Fernet Branca a J&B....
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