Regia di Davide Ferrario vedi scheda film
Chi ha visto Dopo mezzanotte rimanendone suggestionato non dovrebbe lasciarsi sfuggire Se devo essere sincera… Non tanto perché il secondo valga il primo, quanto per lo stralunato corto circuito che divampa nelle insistite inquadrature di Ferrario sulla Mole Antonelliana, sui tetti di Torino, sulle vedute dall’alto di una città che il regista bergamasco ama come un figlio d’adozione. E anche le storie dei due film si incrociano e si rincorrono, due storie di triangoli isosceli di cui però non si intravvedono mai i due lati uguali. È come se i resti (o gli extra o alcuni “fegatelli”) di Dopo mezzanotte si fossero allontanati nottetempo per rifugiarsi in un’altra zona del capoluogo piemontese e rientrare quindi sull’altro set, meno aggrovigliato intellettualmente, più di genere (un giallo spostato in commedia che si dimentica del giallo) e all’aria aperta, meno claustrofobico e cinefilo e più libero e personale (ci sono, infatti, molte delle maniere ferrariane e segni inequivocabili di autorialità: la prima inquadratura dal basso verso l’alto, la colonna sonora più francese della storia del cinema italiano, Françoise Hardy…). Luciana Littizzetto, Neri Marcoré, Donatella Finocchiaro e Dino Abbrescia sono un quartetto d’archi affiatato.
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